Quello dell’amministrazione della giustizia non è un argomento che mi abbia particolarmente interessato finora, ma quel che si vede oggi mi porta a interessarmene, perché vedo che in questo campo le cose vanno al contrario di come dovrebbero andare: si vedono infatti sentenze e azioni dei magistrati che lasciano esterrefatti, considerato anche che si tratta di una casta privilegiata di persone che non rendono mai conto di nulla a nessuno. Già questo è inaccettabile in un paese democratico: se per tutti vale il principio che chi sbaglia paga, esso deve valere anche per i giudici, specie quando rimettono in libertà i criminali oppure, al contrario, quando comminano pene pesantissime senza prove adeguate.
Il primo caso si verifica quotidianamente con la microcriminalità urbana, soprattutto praticata dalle baby-gang e dagli immigrati. Costoro compiono reati di ogni sorta (scippi, furti, rapine, pestaggi ecc.) che dovrebbero comportare anni di carcere; e invece, come per miracolo, e dopo che le forze dell’ordine hanno rischiato persino la vita per catturarli, ecco che vengono rimessi subito in libertà dai magistrati, così possono tornare impunemente a rubare, rapinare e violentare. E’ vero che se i magistrati agiscono così vuol dire che c’è qualche cavillo legale che lo permette; ma è altrettanto vero, a mio parere, che se volessero i giudici potrebbero usare una mano ben più pesante contro chi viola costantemente la legge e rovina la vita dei cittadini, terrorizzati in certe città anche soltanto a dover uscire di casa.
Così criminali e terroristi tornano in lbertà, tanto è vero che i malavitosi stranieri vengono a delinquere in Italia perché sanno che qui la fanno franca e agiscono indisturbati, grazie alla nostra Magistratura. Ma esistono anche casi contrari di mala giustizia, e sono persino peggiori di questi. Io da tempo seguo su Rai3, il sabato sera dopo mezzanotte, la trasmissione “Un giorno in pretura”, dove vengono seguiti processi istituiti di solito per reati gravi, specie omicidi. Dopo una lunga istruttoria che spesso divaga rispetto all’argomento del processo, con avvocati che perdono tempo in domande inutili, alla fine la Corte prende quasi sempre la decisione di condannare gli imputati a pene pesanti, che meriterebbero senz’altro se la loro colpa fosse provata; ma il guaio è che spesso le prove sono evanescenti o sono semplici indizi, in base ai quali non è giusto rovinare la vita di una persona con una condanna pesante. Si ha proprio l’impressione che i magistrati vogliano ad ogni costo trovare un colpevole, un capro espiatorio da dare in pasto alla folla e ai giornali, condannando persone anche senza prove certe. Alcuni casi pubblici sono eclatanti: io ricordo quello di Avetrana, dove la colpevolezza delle due donne condannate non si fondava su prove ma su semplici indizi, e quello del muratore condannato per la morte di Iara Gambirasio, la cui reale colpevolezza è molto dubbia e vi sono state anche iniziative, finora inascoltate, di riaprire il processo. Io mi chiedo, a tal riguardo, perché è stata abolita la formula dell’assoluzione per insufficienza di prove: era una soluzione giusta e sacrosanta, perché quando le prove non ci sono, o sono insufficienti, non si può condannare una persona, anche se il pensiero comune porta a credere che possa essere colpevole. E’ il magistrato a dover dimostrare la colpevolezza, non l’imputato a dover dimostrare la propria innocenza.
Il malfunzionamento del carrozzone della giustizia è evidente, sotto gli occhi di tutti, e non si vede perché il Parlamento non emani una legge che sistemi le cose, anche caricando i magistrati di responsabilità penale in caso di errore e soprattutto di dolo. Un tale principio avrebbe dovuto applicarsi, se in questo Paese ci fosse veramente giustizia, contro quei magistrati che hanno agito e agiscono per faziosità politica, cosa vergognosa per chi – per l’essenza stessa della sua professione – dovrebbe essere al di sopra delle parti. Non possiamo dimenticare la diabolica persecuzione di cui è stato oggetto il compianto Berlusconi, il quale ha dovuto subire per decenni processi e accuse assurde come quelle del famoso caso Ruby; ed a questa vergogna aggiungo anche i processi subiti da Salvini per il “reato” di aver difeso i confini della Patria da un’invasione di stranieri che diventa sempre più massiccia. Non contenti di ciò, ancor oggi vi sono magistrati che combattono un governo legittimamente eletto dal popolo e partecipano persino a manifestazioni pubbliche contro di esso. Per tutti questi motivi si comprende come una riforma della giustizia sia urgente e necessaria, e dovrebbe essere proprio questo governo a proporla e portarla in Parlamento, proprio perché è quello che più degli altri ha subìto il giustizialismo di chi, anziché operare in modo imparziale, ritiene di poter manipolare le leggi in funzione del proprio credo politico.