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La giustizia ingiusta

Quello dell’amministrazione della giustizia non è un argomento che mi abbia particolarmente interessato finora, ma quel che si vede oggi mi porta a interessarmene, perché vedo che in questo campo le cose vanno al contrario di come dovrebbero andare: si vedono infatti sentenze e azioni dei magistrati che lasciano esterrefatti, considerato anche che si tratta di una casta privilegiata di persone che non rendono mai conto di nulla a nessuno. Già questo è inaccettabile in un paese democratico: se per tutti vale il principio che chi sbaglia paga, esso deve valere anche per i giudici, specie quando rimettono in libertà i criminali oppure, al contrario, quando comminano pene pesantissime senza prove adeguate.

Il primo caso si verifica quotidianamente con la microcriminalità urbana, soprattutto praticata dalle baby-gang e dagli immigrati. Costoro compiono reati di ogni sorta (scippi, furti, rapine, pestaggi ecc.) che dovrebbero comportare anni di carcere; e invece, come per miracolo, e dopo che le forze dell’ordine hanno rischiato persino la vita per catturarli, ecco che vengono rimessi subito in libertà dai magistrati, così possono tornare impunemente a rubare, rapinare e violentare. E’ vero che se i magistrati agiscono così vuol dire che c’è qualche cavillo legale che lo permette; ma è altrettanto vero, a mio parere, che se volessero i giudici potrebbero usare una mano ben più pesante contro chi viola costantemente la legge e rovina la vita dei cittadini, terrorizzati in certe città anche soltanto a dover uscire di casa.

Così criminali e terroristi tornano in lbertà, tanto è vero che i malavitosi stranieri vengono a delinquere in Italia perché sanno che qui la fanno franca e agiscono indisturbati, grazie alla nostra Magistratura. Ma esistono anche casi contrari di mala giustizia, e sono persino peggiori di questi. Io da tempo seguo su Rai3, il sabato sera dopo mezzanotte, la trasmissione “Un giorno in pretura”, dove vengono seguiti processi istituiti di solito per reati gravi, specie omicidi. Dopo una lunga istruttoria che spesso divaga rispetto all’argomento del processo, con avvocati che perdono tempo in domande inutili, alla fine la Corte prende quasi sempre la decisione di condannare gli imputati a pene pesanti, che meriterebbero senz’altro se la loro colpa fosse provata; ma il guaio è che spesso le prove sono evanescenti o sono semplici indizi, in base ai quali non è giusto rovinare la vita di una persona con una condanna pesante. Si ha proprio l’impressione che i magistrati vogliano ad ogni costo trovare un colpevole, un capro espiatorio da dare in pasto alla folla e ai giornali, condannando persone anche senza prove certe. Alcuni casi pubblici sono eclatanti: io ricordo quello di Avetrana, dove la colpevolezza delle due donne condannate non si fondava su prove ma su semplici indizi, e quello del muratore condannato per la morte di Iara Gambirasio, la cui reale colpevolezza è molto dubbia e vi sono state anche iniziative, finora inascoltate, di riaprire il processo. Io mi chiedo, a tal riguardo, perché è stata abolita la formula dell’assoluzione per insufficienza di prove: era una soluzione giusta e sacrosanta, perché quando le prove non ci sono, o sono insufficienti, non si può condannare una persona, anche se il pensiero comune porta a credere che possa essere colpevole. E’ il magistrato a dover dimostrare la colpevolezza, non l’imputato a dover dimostrare la propria innocenza.

Il malfunzionamento del carrozzone della giustizia è evidente, sotto gli occhi di tutti, e non si vede perché il Parlamento non emani una legge che sistemi le cose, anche caricando i magistrati di responsabilità penale in caso di errore e soprattutto di dolo. Un tale principio avrebbe dovuto applicarsi, se in questo Paese ci fosse veramente giustizia, contro quei magistrati che hanno agito e agiscono per faziosità politica, cosa vergognosa per chi – per l’essenza stessa della sua professione – dovrebbe essere al di sopra delle parti. Non possiamo dimenticare la diabolica persecuzione di cui è stato oggetto il compianto Berlusconi, il quale ha dovuto subire per decenni processi e accuse assurde come quelle del famoso caso Ruby; ed a questa vergogna aggiungo anche i processi subiti da Salvini per il “reato” di aver difeso i confini della Patria da un’invasione di stranieri che diventa sempre più massiccia. Non contenti di ciò, ancor oggi vi sono magistrati che combattono un governo legittimamente eletto dal popolo e partecipano persino a manifestazioni pubbliche contro di esso. Per tutti questi motivi si comprende come una riforma della giustizia sia urgente e necessaria, e dovrebbe essere proprio questo governo a proporla e portarla in Parlamento, proprio perché è quello che più degli altri ha subìto il giustizialismo di chi, anziché operare in modo imparziale, ritiene di poter manipolare le leggi in funzione del proprio credo politico.

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Il governo della vergogna

Lo spettacolo che abbiamo visto l’altro ieri al Senato è veramente penoso. A parte la povertà lessicale e la scarsissima efficacia oratoria dei relatori (Cicerone si sarebbe tappato le orecchie), quello che fa veramente orrore è un governo che, pur di restare sulle poltrone, mette in atto uno squallido mercato delle vacche per raccattare voti: così è partita la caccia ai trasfughi, ai voltagabbana, ai traditori degli ideali di un tempo e degli stessi elettori che li hanno votati. Il tutto in barba alla democrazia e per un solo scopo: mantenere la poltrona e l’immeritato stipendio, nella consapevolezza che in caso di elezioni, anche a causa della stupido e demagogico taglio dei parlamentari, molti di loro non sarebbero rieletti. Ecco quindi che, con la maschera ed il pretesto della pandemia, si tiene in vita un governo di zombies, di incompetenti, di rinnegati, che si tengono a galla artificiosamente e a danno del Paese. Per questo motivo io non trovo affatto giustificate le critiche a Renzi per aver aperto la crisi in questo momento: nella sua requisitoria contro Conte ha detto cose sacrosante, denunciando ritardi, autoritarismi ed inefficienze spaventose. Lo si è criticato e insultato perché in tempi di pandemia, secondo alcuni in malafede, non si può aprire una crisi né votare; ma ciò dimostra solo che il Covid-19 è il miglior alleato di Conte, che continua a cavalcare il virus per arrogarsi un potere assoluto per il quale non è stato eletto da nessuno e che è totalmente fuori della Costituzione.

A questo riguardo debbo però dire che neanche l’opposizione in Italia è efficace, perché non svolge bene il suo compito e non colpisce come e dove dovrebbe. Si continua a rinfacciare al governo scelte scellerate come i banchi a rotelle o i bonus per i monopattini; queste sono in effetti segni di incapacità e di incompetenza, ma non sono certo le motivazioni più gravi per cui Conte e compagnia dovrebbero dimettersi immediatamente. Le azioni più gravi e deprecabili di questo governo riguardano la gestione della pandemia, per affrontare la quale hanno saputo solo chiudere, togliere ai cittadini le libertà fondamentali e provocare il fallimento di intere categorie. Con questa politica il disastro economico di cui tra breve vedremo le conseguenze produrrà disastri molto più gravi di quelli del virus.Vediamo da ogni parte le giuste proteste dei ristoratori, dei gestori di bar, di strutture turistiche messe a terra, di gestori di palestre, cinema e teatri. Tutti costoro sono stati costretti a chiudere, senza adeguati risarcimenti, in modo violento e autoritario, con la minaccia delle multe e addirittura di revoca delle licenze; è questa la prova di un governo arrogante e incapace, che ricorre alla violenza perché non sa gestire nulla e procede al buio, in una ininterrotta serie di contraddizioni e di incertezze. Vogliono riaprire le scuole, ed io su questo sono d’accordo, perché la Dad non è scuola, gli studenti se ne approfittano per non fare nulla, convinti come sono di essere promossi ugualmente. Ma siamo certi che le scuole o i mezzi di trasporto, dal punto di vista del contagio, siano più sicuri dei ristoranti, dei bar, dei cinema e dei teatri? Una volta prese le misure necessarie, perché non riaprire tutto e lasciar vivere e lavorare le persone? La soluzione del problema economico non sta nei cosiddetti “ristori”, che sono del tutto insufficienti e che comunque non possono durare in eterno; la soluzione sta invece nel lasciar vivere, muoversi e lavorare le persone, ovviamente seguendo tutti i protocolli di sicurezza previsti.

Perché il governo non si fida dei cittadini, al punto di dover ricorrere sempre alla violenza bruta delle multe, dello stato di polizia, dei carabinieri che inseguono con i droni un poveraccio che fa una passeggiata da solo sulla spiaggia? Perché non dare fiducia ai cittadini, i quali sanno che non è nel loro interesse fare assembramenti e favorire la circolazione del virus? Ciascuno tiene alla propria salute e non ha alcuna voglia di metterla a rischio; quindi, visto che con questo virus dovremo ancora convivere per molto tempo, perché non dare fiducia alle persone e lasciarle andare al ristorante, al bar, al cinema e al teatro con tutte le precauzioni del caso? Le persone che vivono in quei settori non chiedono l’elemosina dei “ristori”, chiedono di poter lavorare.Questo avrebbe dovuto dire l’opposizione al Senato, e avrebbe dovuto anche rinfacciare a Conte l’illegittimità dei DPCM con cui ci ha chiuso forzatamente agli arresti domiciliari, compiendo un atto gravissimo e incostituzionale e senza neanche passare per il Parlamento. Questa non è democrazia, è un regime; un regime nel quale il presidente del Consiglio assurge a rango di dittatore e si crede arbitro e padrone delle nostre vite. Questo avrebbero dovuto urlare i rappresentanti dell’opposizione, che cioè non si può prendere la scusa del virus per instaurare una dittatura e per mantenere all’infinito un potere assoluto che non solo è contrario ad ogni principio democratico, ma è esercitato oltretutto da un esecutivo formatosi con un ignobile inciucio tra partiti che si odiavano fino al giorno prima e tenuto in piedi con la stampella dei transfughi e dei voltagabbana.

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Benpensanti e complottisti

L’emergenza coronavirus che stiamo vivendo in questi tempi ha messo in evidenza un’ulteriore distinzione tra le innumerevoli da sempre esistenti nella società (c’è chi preferisce il mare e chi la montagna, chi i cani e chi i gatti, chi la pasta lunga e chi quella corta ecc.), suddividendo i cittadini – e specialmente quelli che seguono i social come Facebook – tra benpensanti e complottisti. Non che questa distinzione non ci fosse anche prima, se è vero che tante persone hanno dubitato del fatto che veramente gli americani siano sbarcati sulla Luna nel 1969 e tante altre continuano a dubitare che il papa Luciani (Giovanni Paolo I) sia morto di morte naturale dopo soli 33 giorni di pontificato; ma adesso, con tutte le conseguenze nefaste dell’epidemia di Covid-19, e soprattutto in seguito ai provvedimenti tanto autoritari quanto vani e inefficaci promulgati da questo governo dell’inciucio, il problema si è ampliato a dismisura. La grande maggioranza degli italiani, condizionata dal clima di terrore che la televisione ha diffuso intorno alle conseguenze del virus, ha approvato senza batter ciglio lo stracciamento della Costituzione e delle più elementari libertà dei cittadini, ed è quindi ascrivibile alla categoria dei “benpensanti”, quella cioè che il vocabolario Zingarelli della lingua italiana definisce come “chi segue la mentalità e le opinioni politiche e sociali dominanti”. Costoro non soltanto hanno approvato l’azione del governo e non hanno mosso critiche persino quando sono state compiute azioni di violenza poliziesca da regime nazista, come le persone multate per essere usciti 100 metri da casa o genitori sanzionati per essere andati in macchina a sottoporre ad una visita medica la figlia, una bambina malata di leucemia; non soltanto questo, ma si sono fatti anche delatori denunciando altri cittadini (come nella Germania Est della Stasi) e hanno ricoperto di insulti chiunque cercava di ragionare in modo diverso. Anch’io, durante una fila al supermercato all’inizio del “lockdown”, mi dovette subire l’assalto di una megera solo perché avevo detto che le misure del governo mi sembravano eccessive. Costei mi urlò anche: “E pensare che lei è professore…”, come se l’aver studiato dovesse significare accettare tutto ciò che viene imposto dall’alto e non cercare di ragionare con la propria testa.
I benpensanti, sostenitori di questo governo di cui non vedono (o fingono di non vedere ) le nefandezze, definiscono “complottisti” coloro che, anziché accettare passivamente quanto viene ufficialmente comunicato, si pongono dei problemi e cercano di ragionare (visto che è dimostrato che talora i complotti ci sono veramente dietro le notizie ufficiali) e sono convinti che la verità vada ricercata e non accettata senza contestazione solo perché “l’ha detto la televisione”, come mi disse quella signora al supermercato. Spesso la verità è scomoda per chi detiene il potere, per cui è meglio nasconderla e sfruttare la crisi presente per corroborare la propria posizione e poter continuare a mantenerla. Gli studi servono appunto a questo, a ragionare in modo autonomo e non lasciarsi condizionare dalle “opinioni politiche e sociali dominanti”, come dice lo Zingarelli. Così io non ho remore a dichiararmi “complottista” e ad affermare che non ho condiviso fin dall’inizio l’azione di questo governo, giudicandola antidemocratica e persino illegale (visto che il Parlamento è stato bypassato), e che non condivido neanche adesso (nella cosiddetta “fase 2”) il clima che viene creato intorno al virus e le minacce rivolte ai cittadini come fossero bambini dell’asilo. Oggi il ministro Boccia, un figuro che farebbe meglio a tornarsene alle elementari, ha proclamato con l’arroganza del potere che se i cittadini non si comportano bene (cioè come vogliono loro!) sono pronti a non autorizzare gli spostamenti tra regioni e a tornare a restrizioni ancora più dure. Non sa, il poveretto, che così agendo distruggerebbe il turismo – che non può riprendersi fin quando è vietato spostarsi da una regione all’altra – e tante altre categorie produttive. Ma a lui che importa? Non ha mai lavorato in vita sua e riceve ugualmente, come tutti i damerini dell’avvocatucolo Giuseppi, uno stipendio tanto lauto quanto immeritato.
Per queste mie posizioni a favore delle libertà personali e opposte a questo inqualificabile governo ho ricevuto e ricevo molti insulti, ma non mi importa affatto: a tutti i costi io continuerò per sempre a dire quel che penso, almeno finché il regime cino-sovietico mi permetterà di farlo. Ora però, per tornare al tema centrale, mi pongo alcune domande, da quel pazzo complottista che sono. E’ innegabile, perché lo dicono le statistiche e i numeri che sono dati oggettivi, che per fortuna l’epidemia è in fase di forte declino: il numero dei contagiati si è più che dimezzato nell’ultimo mese, altrettanto vale per quello dei ricoverati in strutture ospedaliere, mentre il numero delle persone in terapia intensiva è sceso da 4100 di fine marzo a poco più di 500, con un calo che è circa dell’87 per cento! In molte regioni non ci sono più contagi da giorni, in altre ce ne sono sempre stati pochissimi e tutti sotto controllo. Risulta inoltre, da parte di illustri studiosi come il prof. Zangrillo di Milano, che il virus si è indebolito, tanto che chi lo contrae adesso ha effetti molto meno gravi e devastanti di quelli di due mesi fa, e ci sono anche terapie, come quella del plasma, che danno risultati incoraggianti e spesso risolutivi. Perché allora la televisione di regime continua ad alimentare un clima di terrore, prefigurando scenari apocalittici che non esistono e spaventando i cittadini con la paura della “seconda ondata” della pandemia che nessuno, proprio perché si tratta di una patologia nuova, può ritenere certa? Perché si continua con questo mantra della “cautela” del “non abbassare la guardia” quando i dati ci dicono che – almeno per il momento – possiamo tirare un sospiro di sollievo? Io non approvo, sia ben chiaro, i fanatici della “movida”, né sostengo di dover tornare subito alla vita di prima: va bene l’uso delle mascherine, va bene la distanza interpersonale, va bene l’igiene delle mani, ma una volta prese queste precauzioni i cittadini hanno il sacrosanto diritto di vivere e di non essere sovrastati da questa cappa di incertezza e di terrore che questo governo e i suoi collaborazionisti del “comitato tecnico-scientifico” continuano a tenerci addosso come una spada di Damocle. Altrimenti il complottismo da tanti insultato riprende vita e qualcuno potrebbe anche pensare che ci siano degli “impresari del terrore”, come li definisce Marcello Veneziani, che hanno interessi economici e politici (poter speculare sul vaccino e mantenere le poltrone governative) a prolungare l’emergenza all’infinito, a sguazzare nella quarantena perché in essa c’è chi si sente decisivo, determinante, ed esercita il potere allo stato puro con il beneplacito dei creduloni, cioè i “benpensanti” di cui parlavo prima.

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Un Natale avvelenato

Siamo arrivati anche al Natale del 2018, le strade sono piene di luci e di vetrine scintillanti, la televisione ci bombarda di pubblicità natalizia, molte persone si preparano a viaggi e vacanze, ma purtroppo l’atmosfera che viviamo in questi giorni non è affatto serena. La situazione politica è ammorbata da polemiche e scontri di ogni genere, come quello che abbiamo visto in Senato, dove l’opposizione si è scagliata in un attacco violento contro il governo e la manovra finanziaria di questo, arrivando addirittura all’occupazione dell’aula; e potremmo ben dire che questa acrimonia, questo odio ideologico è un fatto tipicamente italiano ormai ineliminabile, perché siamo costretti ad assistervi ogni volta che si insedia un nuovo governo, col quale l’opposizione non cerca il dialogo ma soltanto lo scontro e la violenza verbale, quando non anche fisica. Negli anni precedenti abbiamo assistito ad una serie di accuse e insulti di cui il Movimento Cinque Stelle si era fatto protagonista contro i partiti che allora governavano, accusati tutti, con un’assurda generalizzazione, di essere mafiosi, corrotti, delinquenti ecc. Allora io m’indignai con questi dilettanti della politica, un partito fondato da un comico pregiudicato che altro non sapeva fare che vomitare insulti dicendo pregiudizialmente di no a tutto e mostrando un comportamento volgare e indegno di persone civili; e confermo che ancora la penso allo stesso modo, perché sono convinto che i 5 Stelle siano l’espressione più autentica dell’incompetenza, della faciloneria e dell’incultura che caratterizza la nostra sciagurata società, un elemento che tristemente emerge nell’assurda convinzione che i normali cittadini possano far politica senza averne nessuna esperienza, e nell’altrettanto assurdo pensiero per cui si debba dare soldi a chi non fa nulla per rilanciare l’economia, quando invece chiunque abbia un po’ di discernimento sa che l’economia ed il benessere si facilitano creando lavoro e facendo investimenti, non con l’idiozia del “reddito di cittadinanza”, alla quale purtroppo molte persone hanno creduto il 4 marzo, una data infausta per il nostro Paese perché ha dato quasi il 33% al partito degli incapaci, degli ignoranti, del nulla.
Debbo però dire che, di fronte al comportamento indegno tenuto dai 5 stelle nella precedente legislatura, io mi sarei aspettato qualcosa di diverso da partiti con radici ideologiche e culturali diverse come il PD e Forza Italia, che invece oggi stanno compiendo lo stesso errore dei loro avversari, fomentando un clima di tensione e di odio sociale che non giova a nessuno, neanche a loro. La competizione politica dovrebbe basarsi sullo scambio di idee, sul dialogo, sulla critica anche aspra ma costruttiva; invece l’opposizione di oggi sta facendo esattamente quello che i loro avversari hanno fatto qualche anno fa: insulti, accuse di distruzione della democrazia, scene di guerriglia in Parlamento ecc. Di fronte a questi eccessi, più adatti ad un sultanato del Terzo Mondo che ad un Paese occidentale che è stato per secoli il faro della cultura e della civiltà, il cittadino comune rimane perplesso e confuso, anche da un punto di vista puramente informativo. A chi credere? Al governo che dice che con questa manovra aumenterà la ricchezza, si creeranno posti di lavoro, si sconfiggerà la povertà, si potrà andare in pensione prima dei termini infelici imposti dalla legge Fornero, oppure all’opposizione che proclama l’esatto contrario e paventa persino la rovina dello Stato, dei risparmiatori, dei pensionati ecc.? Il risultato che emerge da questo marasma d’inciviltà che caratterizza il nostro tempo è l’estrema confusione in cui tutti noi ci troviamo, all’interno di un clima di tensione e di insicurezza che distrugge anche quella poca serenità che dovrebbe crearsi durante il periodo delle festività invernali. La politica, così agendo, non aiuta i cittadini ma li confonde e li affligge.
E’ molto triste constatare che nel nostro Paese l’ignoranza e la rozzezza hanno preso ovunque il sopravvento sulla cortesia e sul libero confronto. L’emulazione degli uni verso gli altri è diretta in senso opposto a quello in cui dovrebbe andare: si imita il peggio del nostro prossimo, non il meglio, si fa a gara per scendere sempre di più sulla scala del vivere civile in tutti i rapporti umani, quindi anche in quelli della politica. Il dibattito di oggi non è fatto di idee diverse, anche aspramente contrastanti, ma di accuse infamanti, di insulti, di menzogne; si utilizza contro l’avversario non l’arma della dialettica ma quella della diffamazione, della “macchina del fango” che è molto facile pilotare oggi attraverso la TV ed i social del web. Così, mentre per secoli l’umanità ha proceduto in avanti sul cammino della civiltà, oggi cammina all’indietro, verso la barbarie dell’odio e dell’ignoranza. Tenuto conto di ciò, come non rimpiangere la vecchia politica della “prima repubblica”? Essa fu distrutta purtroppo da un assurdo giustizialismo che travolse un’intera classe politica accomunando colpevoli ed innocenti e buttando via il bambino con l’acqua sporca, come si suol dire; eppure oggi, di fronte alla volgarità ed all’incompetenza dei politici attuali, siamo costretti a rivalutare quel periodo, a rimpiangere persone che, pur di impostazione ideologica diversa e contraria, sapevano dialogare civilmente, affidarsi alla dialettica e non all’insulto, alla critica costruttiva e non a quella distruttiva di oggi. Ma purtroppo il passato non ritorna; si può condannare o rimpiangere, ma in ogni caso resta sempre irrimediabilmente perduto.

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Il teatrino del Parlamento

In questi giorni tiene banco, alla TV e negli altri mezzi di informazione, la riforma del Senato in corso di approvazione. Nel dibattito politico riemergono ogni giorno polemiche a non finire, alimentate soprattutto da chi non vuole le riforme e preferisce lasciare tutto così com’è, alla faccia della millantata volontà di ridurre la spesa pubblica ed i costi della politica. A me la riforma che dovrebbe darci un nuovo Senato sembra buona, sebbene non perfetta, perché se approvata consentirà di ridurre da 315 a 100 il numero dei senatori con un evidente risparmio per le casse dello Stato, ed inoltre snellirà di molto l’iter parlamentare delle leggi, che spesso si trascinano mesi ed anni tra le due Camere: basta infatti che una delle due cambi una virgola del testo approvato dall’altra e l’iter deve praticamente ricominciare daccapo. Ci sono leggi parcheggiate in parlamento da anni proprio a causa del cosiddetto “bicameralismo perfetto”, un sistema non più attuale e non in linea con il dinamismo che la società moderna richiede. Quando fu stilata la nostra Costituzione (1946/47) l’Italia usciva da una dittatura e da una guerra, ed era perciò necessario il bilanciamento dei poteri affinché non si tornasse ad una qualunque forma di totalitarismo; ma oggi la democrazia è un fatto consolidato e condiviso da tutto il mondo occidentale, non esiste più il muro di Berlino e la contrapposizione est-ovest, ed è quindi naturale e necessario che la carta costituzionale venga adattata ai tempi attuali. Una costituzione, come ogni altro documento, viene redatta in base alla società ed alla mentalità vigenti in quel periodo; ma a distanza di 70 anni ogni legge, anche la prima legge dello Stato che è appunto la Costituzione, deve essere cambiata, perché non è il Vangelo. Ma purtroppo c’è chi non comprende questo principio fondamentale e si affanna nella strenua difesa dell’esistente; fa anzi specie il fatto che a questa schiera di conservatori appartengano anche formazioni di sinistra (v. Sel e altre formazioni) che un tempo erano chiamate progressiste! E’ proprio vero che la forma mentis politica è totalmente cambiata e che gli stessi concetti di “destra” e di “sinistra” hanno oggi ben poco significato.
Di fronte alla prospettiva di snellire l’apparato statale e di risparmiare soldi pubblici, tutti dovrebbero essere d’accordo. E invece no! Le polemiche infuriano più che mai da parte delle opposizioni, che sbraitano sostenendo che i cittadini vengono privati del diritto di eleggere i senatori, come se questo fosse il principale desiderio delle persone comuni, le quali vorrebbero piuttosto che la politica fosse più concludente e meno litigiosa, vorrebbero veder migliorare la propria vita, e ciò interesserebbe loro molto di più che l’esprimere un voto qualsiasi. Io, per parte mia, avrei fatto ancora di più: avrei istituito un sistema monocamerale di 500 deputati (come l’antica “Boulé” della democratica Atene del V° secolo a.C.) abolendo del tutto il senato e dimezzando così bruscamente (da circa 1000 a 500) il numero dei parlamentari. A parole tutti sono d’accordo con questa possibile risparmio di risorse pubbliche, ma nella pratica si oppongono fingendosi paladini della libertà e della democrazia.
Ciò che più mi avvilisce è assistere al vergognoso spettacolo che i nostri parlamentari stanno dando in questi giorni, proprio durante la discussione sulla riforma del Senato. Particolarmente bizzarra è l’accusa di totalitarismo e di “regime” rivolta a questo governo, la stessa che anni fa veniva lanciata contro il governo Berlusconi. Se la regola principale della democrazia in tutti gli aspetti della vita civile (anche nella scuola) è quella secondo cui la maggioranza vince e la minoranza deve adeguarsi alle decisioni (almeno fin quando non diventa essa stessa maggioranza) non si vede cosa ci sia di scandaloso o di “dittatoriale” nel fatto che vengano approvate leggi e riforme con i voti dei partiti di governo, che formano appunto la maggioranza parlamentare. Se si dovesse attendere il momento in cui tutte le forze politiche fossero concordi su di un provvedimento qualsiasi, tale momento non arriverebbe mai e la società non farebbe mai un passo avanti, perché è impossibile mettere tutti d’accordo, soprattutto coloro che giocano a mettere i bastoni fra le ruote e a dire sempre di no a tutto ed a tutti, in nome di un’onestà e una dirittura morale che è tutta da dimostrare.
A questo punto penso sia chiaro a chi mi riferisco: ai grillini, a quell’armata Brancaleone che si chiama “Movimento 5 stelle”, formata da persone che non hanno alcuna competenza di politica, di economia, di problemi sociali ecc., ed il cui unico scopo è quello di ostacolare gli altri, bloccare qualsiasi cambiamento del Paese, opporsi sempre a tutto in modo violento e scomposto senza mai saper produrre nulla di veramente costruttivo. In due anni di legislatura cosa hanno fatto costoro se non urlare, insultare, salire sul tetto della Camera dei deputati ed altre pagliacciate degne di quel buffone di Grillo, il loro signore e padrone? Mai una proposta concreta, se non quella demenziale del reddito di cittadinanza, per cui lo Stato dovrebbe pagare milioni di persone per non far nulla. Bel modo di rilanciare il lavoro e la produzione, starsene a casa sul divano e aspettare la manna dal cielo! Meglio non parlarne. E oltretutto questa schiera di poveracci incompetenti, quasi senza rendersene conto, assume talvolta posizioni che sanno di un revanscismo sinistroide della peggiore specie, come il pacifismo sognatore che pretende di fermare i terroristi dell’ISIS con le buone parole, l’opposizione alla TAV in pieno accordo con i centri sociali dell’ultrasinistra, il giustizialismo feroce e altre belle pensate di questo tipo. Ma la cosa più buffa di questi giorni è stata la reazione stizzosa e isterica di una senatrice del Movimento Cinque Stalle (io lo chiamo così) per dei gestacci osceni rivolti nei suoi confronti da senatori filogovernativi. A parte il fatto che le provocazioni continue dei grillini portano necessariamente a delle forme di reazione, non intendo con ciò giustificare il comportamento di quei signori che si sono rivolti in tal modo alla collega dimostrando di non essere certo dei galantuomini; ma ciò che mi indigna è vedere i parlamentari pentastellati reagire con violenza e chiedere pene esemplari per i colpevoli, quando sono stati proprio loro, da quando purtroppo siedono in Parlamento, ad usare espressioni volgari e offensive nei confronti degli avversari. E’ proprio vero quel che dice il proverbio, cioè che il bue dà del cornuto all’asino. Sentire una persona come la Taverna, repellente anche solo a vedersi e che sa esprimere soltanto ingiurie e turpiloquio, lamentarsi della volgarità altrui fa semplicemente sorridere, e fa anche pensare al livello infimo a cui è oggi arrivata la politica italiana.

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Riforme e ostruzionismo

Osservando ciò che sta accadendo sul fronte della politica in questi ultimi tempi, mi sembra che si debba dare atto a Renzi ed al suo governo di essere almeno un po’ diverso da tutti quelli che l’hanno preceduto, se non altro per la chiara volontà di cambiare qualcosa in questo Paese: mi riferisco alle riforme costituzionali ed alla legge elettorale, attualmente in discussione in Parlamento. Forse qualcuno dirà che ci sono altre priorità, come il problema della disoccupazione e quello del costo del lavoro, diventato ormai insostenibile a causa dell’esagerato carico fiscale che incombe sulle imprese; è infatti assurdo, a mio giudizio, che un’azienda debba pagare ogni mese 2500 euro o più per un operaio che ne riceve, al netto delle trattenute, appena 1200, uno stipendio del tutto inadeguato alle esigenze di vita attuali. Eppure anche le riforme istituzionali sono importanti, perché una diversa gestione del potere legislativo ad esempio, ottenibile con la fine del bicameralismo perfetto (un’anomalia soprattutto italiana) e la riduzione del numero dei parlamentari, oltre a far risparmiare soldi allo Stato consentirebbe anche di approvare e promulgare le leggi sul lavoro e sulle altre questioni importanti di ogni settore sociale in un tempo minore ed in modo più agevole. Quindi io stesso, che pure non mi sono mai riconosciuto nella parte politica da cui proviene Renzi ed il suo partito, apprezzo i suoi sforzi per realizzare finalmente delle riforme di cui il Paese ha bisogno e che si aspettano ormai da vent’anni o più.
Ma ecco che, come sempre accade ogni volta che qualcuno ha dei buoni propositi e cerca di realizzarli, qualcun altro si diverte a mettere i bastoni tra le ruote, impedendo ogni cambiamento e rendendosi quindi interprete di un conservatorismo e di un immobilismo propri di una mentalità della quale una volta si accusava la destra e che veniva chiamata reazionaria. Mi riferisco al vergognoso ostruzionismo messo in atto, in Senato, dalle opposizioni ed in particolare dai seguaci del buffone Beppe Grillo, il cosiddetto “Movimento cinque stelle”, che io ho ribattezzato “Cinque stalle” osservando l’aspetto e l’eloquio di alcuni di loro come la Taverna o la Lombardi, tanto per citarne solo due. Costoro sono stati eletti e mandati in Parlamento da cittadini che si aspettavano un cambiamento dello status quo, che confidavano in loro per combattere la vecchia politica; ed invece quello che i grillini stanno facendo adesso è l’esatto contrario, perché stanno ostacolando con ogni mezzo (anche con la volgarità e l’insulto becero di cui si fanno vanto) proprio quel cambiamento del quale avrebbero dovuto farsi portatori. Con il loro ostruzionismo, con il loro dire sempre e comunque di no a tutto, con l’assenza di qualsiasi proposta sensata, costoro vogliono in realtà il mantenimento della situazione attuale, di un Senato che in pratica serve soltanto a complicare l’iter delle leggi ed a gettare sabbia nel motore del rinnovamento, la permanenza di quei privilegi e di quegli sprechi che dicevano di voler eliminare. Anche questo dimostra che le buffonate come quella dell’essere dalla parte dei cittadini ed il “Tutti a casa”, che i grillini sventolavano qualche tempo fa, erano enormi falsità, delle colossali bugie con le quali hanno ingannato milioni di italiani. In realtà essi si sono inseriti subito nel meccanismo della vecchia politica, tanto da volerne mantenere ad ogni costo i privilegi e le inefficienze. Lo dimostrarono anche quando, in occasione dell’elezione del Presidente della repubblica, sostennero addirittura Rodotà, un residuato bellico del vecchio regime e della sinistra più oltranzista e supponente. E anche adesso non vogliono la riforma o l’abolizione del Senato, che sarebbe una soluzione ancora migliore, perché hanno da mantenersi la poltrona. E poi i ladri sarebbero i partiti tradizionali!
La verità è che quando un movimento nasce dalla pura protesta, dalla cosiddetta antipolitica, riceve sì sul momento il consenso di tanti illusi qualunquisti (come io giudico chi ha votato Grillo) che fanno di ogni erba un fascio e gettano sui politici tutte le colpe possibili (piove, governo ladro!), ma poi i nodi vengono al pettine; perché non basta urlare e protestare, non basta dire sempre di no, qualcosa di logico e di realizzabile si deve pur proporre, si deve collaborare con qualcuno visto che, nonostante il malaugurato 25 per cento che hanno avuto alle elezioni, non possono certo decidere tutto da soli. Costoro si sono isolati, non hanno mai collaborato con nessuno né fatto una proposta concreta, e adesso si scagliano contro Renzi perché finalmente vuole cambiare qualcosa nelle istituzioni di questo Paese, modificare giustamente una Costituzione che andava benissimo nel 1948, ma che non è più adatta ai tempi ed alla società attuali. In parte vanno compresi, poveracci che non sono altro, perché sono stati presi alla sprovvista da un presidente del Consiglio diverso dagli altri, che non possono certo accusare di conservatorismo o di immobilità; per questo si trovano in difficoltà, perché la protesta fine a se stessa, oltre ad essere inconcludente, diventa addirittura assurda quando la controparte mostra di saper fare proposte concrete. Di qui il loro smarrimento, l’urlo impotente di chi sa di essere destinato a perdere sempre più consensi, come si è visto anche alle recenti elezioni europee, dove tuttavia una parte ancora consistente di italiani (il 21 per cento) ha continuato ad illudersi e a dare fiducia ad un’accozzaglia di sprovveduti guidata da un comico e da un “guru” impresentabile e sgradevole anche alla vista. Ma prima o poi questi elettori, pur poco lungimiranti quali sono, si renderanno conto della verità e così il grillismo finirà come finì nel ’48 l'”Uomo qualunque”, annegherà cioè nel proprio disfattismo e nella propria inconcludenza.

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Nuovi barbari in Parlamento

Tutti noi, purtroppo, abbiamo visto in tv le vergognose scene svoltesi alla Camera dei deputati, dove la gazzarra scatenata dai deputati del “Movimento cinque stelle” ha fatto il giro del mondo e ha mostrato a tutti il livello di maleducazione, di volgarità e di barbarie vera e propria a cui i politici nostrani sono arrivati. Attila, al confronto, era un agnellino! L’esempio che viene dato ai cittadini, ed in particolare ai giovani che noi nella scuola stiamo faticosamente cercando di educare alla legalità ed alla tolleranza, è sotto gli occhi di tutti. In un paese civile, dove le leggi vengono rispettate, tutti coloro che si comportano così all’interno di un’istituzione, appartengano alla maggioranza o all’opposizione, sarebbero già stati sbattuti fuori dal Parlamento e inquisiti per i reati che hanno commesso. Si è perfino arrivati al vilipendio alle istituzioni, quando un deputato del M5S si è permesso perfino di dare del “boia” al Presidente della Repubblica. Come si possono tollerare simili comportamenti? Non c’è nessuno che reagisca, che faccia presente che in Italia c’è troppo garantismo, troppa impunità per chi commette reati di questo tipo? Tale è infatti l’agire di chi offende e diffama le istituzioni, a prescindere da chi le rappresenta. Per il suo passato comunista Napolitano non è simpatico neanche a me, e personalmente non l’avrei scelto per quell’incarico; ma una volta che è stato eletto, è dovere sacro di ogni cittadino rispettarlo per il ruolo che ricopre.
La verità è che Grillo ed i suoi si stanno accorgendo che chi li ha votati sta cambiando idea, perché tutti si sono resi conto che da un anno costoro stanno lì senza fare assolutamente nulla, ma sono capaci solo di urlare, insultare e dire di no sempre e comunque. La politica, ovunque nel mondo, è collaborazione, alleanza, compromesso con altri dalle diverse idee; costoro invece continuano a evitare il confronto con tutti, non collaborano con nessuno, rendendo totalmente inutili i voti di quei milioni di persone che hanno dato loro fiducia. L’urlo, l’insulto e il turpiloquio, oltre ad essere vergognosi di per sé, non cambiano nulla e finiscono per ritorcersi contro chi li usa, rendendo vani anche quegli argomenti che potrebbero essere condivisibili. Se conoscessero la storia, i cinque stelle saprebbero che solo con il dialogo pacato e civile si può ottenere di essere ascoltati; l’antipolitica, l’anarchia, la protesta fine a se stessa non hanno mai prodotto nulla di buono.

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Cosa sperare per il nuovo anno?

E’ incominciato un nuovo anno, un evento per il quale non mancano mai gli auguri e i buoni propositi. Ma, ragionando obiettivamente e restando nel campo del verosimile, cosa possiamo sperare che possa avverarsi nei prossimi mesi? Ciascuno di noi ha ovviamente obiettivi ed aspirazioni diverse, personali e solo parzialmente condivisibili con altri. Per quanto mi riguarda, avrei molti desideri di cui vedrei volentieri la realizzazione, che preferisco però sintetizzare in tre punti:
1) dal punto di vista personale il 2014 rappresenta per me un anno importante ma anche preoccupante, perché in esso (e molto presto per giunta, a febbraio) raggiungo il traguardo dei 60 anni di vita: un traguardo non molto piacevole, se appena si considera che a questa età vediamo alle spalle ormai la maggior parte della nostra esistenza. Non è bello pensare a questo, ed è difficile spiegarlo ai nostri alunni, ragazzi dai 16 ai 18 anni che hanno invece davanti quasi tutta la loro vita. E se anche vogliamo guardare al futuro, la prospettiva abbastanza imminente è la pensione, un evento che io ritengo drammatico per me che ancora oggi, dopo 33 anni di insegnamento, conservo la stessa passione dei primi tempi e che sono infastidito persino dalla lunghezza delle vacanze natalizie. Credo che sarà un forte trauma per me dover lasciare il lavoro, quando le leggi mi costringeranno a farlo.
2) dal punto di vista dell’ambito in cui vivo, cioè la scuola, quello che posso augurarmi per il nuovo anno è che tutto proceda bene sia a livello personale che collettivo. In particolare, mi auguro che la nostra Ministra si renda conto dell’inopportunità delle sue esternazioni e che si adoperi per una scuola seria e formativa, evitando populismo e nostalgie sessantottine che altro non fanno che gettare malumori in chi lavora con impegno e volontà. Mi auguro che siano abbandonati i deliranti progetti di riduzione dei Licei a quattro anni e del famigerato biennio comune alle superiori. Mi auguro anche che il Liceo Classico si risollevi dalla crisi di iscrizioni attuale, e che i cittadini comprendano finalmente che la cultura umanistica è più che mai necessaria in questa società tecnocratica e globalizzata, perché consente di scoprire le nostre radici culturali e di comprendere, mediante il senso storico, la realtà circostante senza diventare macchine esecutrici di ordini e decisioni altrui.
3) dal punto di vista politico-sociale mi auguro che si allenti un po’ la morsa della crisi economica, e che per i giovani ci sia finalmente una prospettiva concreta di formazione e di lavoro. Mi auguro anche che chi è preposto alla guida dello Stato sappia fare onestamente e disinteressatamente il proprio dovere, pensando all’interesse dei cittadini e non al proprio, come Platone e Cicerone ci hanno insegnato; ma è anche auspicabile che finisca la stolta demagogia del “tutti a casa” e le proteste assurde di chi non sa neppure contro chi e che cosa protesta. Sarebbe necessario, al contrario, che tutti si dessero da fare all’interno delle proprie capacità e competenze, senza aspettare che la soluzione dei problemi arrivi dall’alto, come la manna dal cielo. Dobbiamo essere uniti in questo momento storico, non combatterci con i forconi e le parolacce in Parlamento. Atteggiamenti di questo tipo non hanno mai prodotto nulla di buono. Le rivoluzioni si potevano fare nel 1789, non oggi, quando il dialogo e lo spirito collaborativo, a mio parere, sono di gran lunga preferibili.

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Lo spettro della nuova anarchia – Capitolo I°: perché detesto Beppe Grillo e il suo “movimento”

In questo periodo così confuso e difficile dove tutto è entrato in crisi, non solo l’economia, ma anche i valori umani come la politica, la religione, la morale ecc., assistiamo ad una paurosa deriva ideologica che ha pesantemente colpito il nostro Paese: sembra che nessuno creda più a nulla e che tutti i settori della vita sociale siano pervasi da un nichilismo, uno sconforto, un puro pessimismo che tende a rifiutare ed a respingere – come fosse cosa obsoleta – ogni precedente certezza. In ambito politico, come possiamo vedere dalla campagna elettorale che si chiude oggi, questa deriva di valori e di ideali si è concretizzata nel cosiddetto “Movimento cinque stelle” di Beppe Grillo, che a mio avviso costituisce uno dei pericoli più gravi per il nostro Paese e per l’idea stessa della democrazia, l’unico sistema politico che – pur con gli indubbi difetti che presenta – viene accettato nelle moderne società industrializzate. Le esternazioni di questo istrione, che rimane tale e nulla più giacché non è certo elevabile al rango di uomo politico, mirano a distruggere tutto senza costruire nulla: mandare a casa tutti i politici, abolire i partiti, fare piazza pulita degli amministratori locali ecc. ecc. Il clown in questione sfrutta abilmente la sfiducia dei cittadini verso la politica ufficiale per raggranellare voti ma, a ben vedere, non è in grado di proporre nulla di concreto: sa solo sfasciare tutto senza nulla edificare, non ha saputo fare una sola proposta costruttiva, esige il voto dai cittadini sempre contro qualcosa o qualcuno, mai per qualcosa o qualcuno. Questa, a casa mia, si chiama anarchia, cioè distruzione di ogni autorità e di ogni poter a vantaggio del nulla, del caos, della confusione mentale più totale. Ed è molto pericolosa, perché non può esistere alcuna società civile senza potere e autorità, così come non ha senso una democrazia senza partiti e senza un’organizzazione amministrativa. Si tratta di una colossale truffa perpetrata ai danni dei cittadini italiani, che vengono attratti e blanditi mediante l’idea del “ripulire” la politica, da sempre considerata sporca, ma che in realtà non porterà altro che disorganizzazione e smarrimento, anche perché le istituzioni previste dalla Costituzione non possono essere smantellate o private delle loro prerogative. I candidati eletti nelle liste di Grillo dovranno pure, quando saranno in Parlamento, prendere posizione e votare sui vari provvedimenti in discussione: quindi diverranno politici esattamente come gli altri, come coloro che questo guitto ha sbeffeggiato e demonizzato in questi mesi.
Oggi più che mai, proprio per le condizioni di caos generale in cui viviamo, c’è bisogno di un rafforzamento, e non di un indebolimento, dell’autorità statale. C’è bisogno di regole, di disciplina, perché è ora di rimboccarsi le maniche e lavorare tutti per uscire dalla crisi in cui ci troviamo; e dalla crisi non si esce con le urla o gli slogan. Quello che ci consola, semmai, è che fenomeni come quello di Grillo non sono nuovi, e sappiamo per esperienza che col tempo finiscono per dissolversi e sparire totalmente, così come successe all'”Uomo Qualunque”, una formazione anarcoide attiva subito dopo la seconda guerra mondiale. Anche Grillo finirà nel dimenticatoio, e ben presto; ma nel frattempo produrrà molti danni, tra cui quello più grave non è certo la sottrazione dei voti agli altri partiti, ma la diffusione di queste idee giacobine e fuorvianti che inducono all’odio contro il “nemico” e non al dialogo, alla volontà di distruggere anziché di costruire, il che è proprio l’esatto contrario di ciò che sarebbe necessario al nostro Paese in questa delicata fase storica.

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