Il recente caso degli insulti volgari rivolti contro Giorgia Meloni da parte di individui che non voglio qualificare per non situarmi al loro livello, mi ha riportato alla mente quella che è la situazione generale della cultura e della politica italiana. Il quadro complessivo, che comprende le sedi della politica, gli organi di informazione ed i luoghi ove si produce cultura, cioè soprattutto le Università, è desolante: nel nostro Paese infatti, a differenza di quanto avviene altrove, abbiamo una sinistra che si ritiene unica depositaria del Sapere e della Verità, mentre tutti gli altri, quelli che non aderiscono al loro Verbo, sono stupidi, rozzi, peracottari e pescivendoli o anche, nel migliore dei casi, disinformati. Da qui nasce l’insulto, la delegittimazione dell’avversario, da un presunto senso di superiorità che gli esponenti della sinistra, siano essi politici, giornalisti o professori universitari, vantano nei riguardi di tutti coloro che non condividono la loro ideologia.
Il fatto è grave, gravissimo, perché una società dove l’altro da sé non è un avversario da contrastare con i mezzi della democrazia, ma un nemico da abbattere, da disprezzare, da mettere all’angolo come indegno di esprimere le proprie idee, è una società fallita. Un ambito politico-culturale dove, ancora a distanza di 76 anni dalla fine del regime mussoliniano, si continua ad usare la parola “fascista” contro chiunque non sia di sinistra, non è un ambito che possa dirsi aperto al dialogo, perché chi riceve quell’appellativo insultante è immediatamente, per questa sua caratteristica, escluso dal dialogo e dal confronto. La responsabilità della grave arretratezza dell’Italia in campo ideologico, dove non si sono ancora fatti i conti con un passato di 80 e più anni fa e si continua ad accusare una parte politica di far parte di quel passato che non esiste più da tanti decenni, è tutta della sinistra, alla quale conviene mantenere in vita un nemico inesistente per legittimare le proprie convinzioni, scosse dagli avvenimenti storici che hanno dimostrato il completo fallimento dei criminali regimi comunisti.
Quello che a me fa più orrore, per riprendere l’argomento di prima, è la presunta superiorità della sinistra dal punto di vista umano e culturale. E sotto questo profilo quel che mi fa saltare i nervi non sono tanto gli insulti beceri come quelli rivolti a Giorgia Meloni, bensì l’atteggiamento derisorio, irridente che i radical-chic di sinistra stile Augias, Canfora, Asor Rosa e tanti altri hanno nei confronti degli avversari, i cui argomenti vengono accolti da questi “luminari” con sorrisini di compatimento, che stanno a indicare una presunta superiorità naturale, che vede l’altro da sé non come una persona che argomenta e ragiona, ma come un fenomeno da baraccone, qualcuno di cui bisogna sorridere beffardamente. Questo atteggiamento per me è peggiore degli insulti, perché io, anche nell’ambiente di lavoro dove sono vissuto ed in tutti i rapporti sociali, preferisco essere offeso piuttosto che deriso, diventare cioè zimbello di chi, non si sa con che diritto, si ritiene ontologicamente superiore.
Già al tempo della mia frequentazione delle Università toscane di Firenze e di Siena mi dovetti confrontare con questo clima di assolutismo comunista, che spesso sconfinava nella violenza contro chi non si allineava e permeava a tal punto l’ambiente dal presumere come ovvietà riconosciuta il fatto che tutti, docenti e studenti, dovessero necessariamente essere di sinistra; e se non lo eri dovevi tacere e non rivelare il tuo pensiero, altrimenti rischiavi il pestaggio e l’emarginazione. Questo clima di dittatura culturale, che io trovavo ingiusto e soffocante, è proprio quello che mi ha indotto a odiare la sinistra e l’ideologia marxista, per un desiderio legittimo di libertà di pensiero che allora mi veniva negata. Mi ricordo che negli anni ’70 a Siena c’era un docente che durante le lezioni apostrofava gli studenti con il titolo di “compagni”, e questo la dice lunga sul clima asfissiante che vi si respirava.
La presunta superiorità della sinistra, che ha occupato ed occupa ancora tutti i maggiori centri di cultura (le Facoltà universitarie a indirizzo umanistico, televisioni, giornali ecc.) è dovuta anche al fatto che, dagli anni ’60 in poi, nessuno ha saputo contrastarla: non il pensiero cattolico, che è rimasto sempre ai margini del panorama culturale ed è stato per lo più autoreferenziale, né la destra moderata, che non ha saputo esprimersi con intellettuali coraggiosi che osassero sfidare l’odioso predominio della parte avversa, e quando ha tentato di farlo era ormai troppo tardi.Oggi non c’è più il terrorismo brigatista e la sinistra bombarola degli anni ’70, ma esiste ancora una presunzione di eccellenza, una supponenza che va avanti da decenni e che ha influenzato profondamente la cultura italiana, indottrinando milioni di persone con una visione partigiana della storia ed anche della letteratura: i libri di testo ancora in uso nelle scuole sono quasi tutti orientati a sinistra, fatti storici importanti vengono ancora taciuti o sottovalutati, ed è stata creata artatamente una mitologia della resistenza e di certi valori e certe persone la cui applicazione ed il cui comportamento sono stati nella realtà molto meno “eroici” di quanto ci hanno lasciato credere. E chi osa mettere in dubbio qualcuno di quei miti viene subito etichettato come “fascista” ed escluso dal dialogo e dal consorzio sociale, allo stesso modo in cui il pensiero unico “politicamente corretto” sostenuto dalla sinistra mette al bando come “indegni” coloro che giudicano in modo diverso dal loro i problemi dell’immigrazione, delle minoranze ecc.
Da molti anni io sono profondamente disgustato dall’odioso atteggiamento di chi insulta, deride o delegittima l’avversario sentendosi ontologicamente superiore, non solo perché non vedo le ragioni di questa presunta superiorità, ma anche perché sono consapevole che con questa sinistra non è possibile un dialogo aperto e rispettoso delle idee altrui. Non si può parlare con chi ti insulta o ti sbeffeggia perché non condividi le sue idee, e questo è un gravissimo danno non per le persone singole, ma per il futuro democratico del nostro Paese.
Nel mio piccolo, per quel che posso, ho cercato di dimostrare che per essere persone di cultura non è necessario obbligatoriamente appartenere alla sinistra: nel mio ambito di competenza, che sono le letterature classiche, ho pubblicato libri, articoli e recensioni per un totale di 27 pubblicazioni, ed altre ne sto preparando, per non dire dei numerosi articoli a contenuto letterario inseriti nel mio blog personale. Non credo siano molti gli insultatori del web ancora fedeli alla falce e al martello in grado di esibire titoli di questo livello.