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I misteri del virus

Questa famigerata pandemia da Covid-19 ci sta affliggendo ormai da nove mesi, cioè da febbraio scorso, ma porta con sé ancora molti interrogativi che neanche i celebri virologi televisivi sono mai riusciti a risolvere. E se non sono d’accordo tra di loro gli “addetti ai lavori”, come possono esserlo i comuni cittadini, terrorizzati da questo clima di ansia e angoscia che va avanti ormai da quasi un anno? Nel prestar fede a questo o quello dei cosiddetti scienziati, tutti noi abbiamo commesso errori e prestato fede a cose non vere, ma anche il governo ha fatto la stessa cosa, mostrandosi del tutto incapace di affrontare la situazione se non imponendo sempre più pressanti restrizioni alla libertà dei cittadini e danneggiando in modo gravissimo tante categorie di lavoratori.

Da parte mia confesso di essermi sbagliato ad essere stato troppo ottimista ed a pensare che l’epidemia fosse finita con l’estate: prestando fede a chi diceva che il virus era “clinicamente morto” e fidandomi di chi tentava di tranquillizzarci, non credevo alla possibilità di una seconda ondata della pandemia, che invece si è puntualmente verificata ed è stata più grave della prima. Ho sbagliato, ma l’ho fatto in buona fede, e sinceramente credo anche nella buona fede di coloro che cercavano di vedere le cose in modo ottimistico, perché effettivamente a primavera gli ospedali si erano svuotati e i decessi per Covid-19 erano ridotti quasi a zero, e c’era quindi spazio per alimentare speranze che poi purtroppo si sono rivelate fallaci.

Comunque, al di là delle opinioni personali giuste o sbagliate, rimangono ancora molte incertezze su questa pandemia e sui suoi effetti, prova del fatto che il virus è ancora in larga parte sconosciuto anche al mondo della scienza e della ricerca. Faccio qui qualche esempio. Tutti dicono che il primo lockdown, durato oltre due mesi, ci ha salvato da una situazione molto peggiore; ma se così fosse, allora, una volta finito il lockdown, i contagi avrebbero dovuto risalire subito e vertiginosamente, il che non è avvenuto, perché da maggio a settembre la situazione è stata abbastanza tranquilla. Alcuni sedicenti “esperti” dissero che con le riaperture di maggio, a giugno avremmo avuto di nuovo migliaia di persone in terapia intensiva (si parlò addirittura di 150.000), il che non è avvenuto affatto e non avviene neanche adesso in cui il numero dei contagi è effettivamente molto aumentato. Si dà la colpa alle rilassatezze dell’estate se c’è una recrudescenza della malattia, ma ormai l’estate è passata da tempo e quindi, con le misure adottate fin dal 16 agosto (la chiusura delle discoteche) la situazione avrebbe dovuto migliorare. E invece è accaduto il contrario, con i contagi che superano ormai i 30.000 giornalieri.

Che voglio dire con cio? Che questa epidemia ha caratteristiche ancora sconosciute e che quindi ogni misura adottata per affrontarla potrebbe essere inefficace. Purtroppo il nostro governo ha agito male, in tutti i sensi, e non si è rivelato in grado di controllare la situazione, commettendo errori a non finire: prima è stato troppo duro, imponendo un lockdown criminale in tutta Italia e togliendo alle persone persino la libertà di fare una passeggiata in solitaria (cosa stupida e assurda perché l’Italia non è solo Roma e Milano, esistono tanti centri di campagna e montagna dove si sarebbe potuto uscire tranquillamente senza contagiare nessuno!), e poi ha fatto il contrario, aprendo tutto d’estate e consentendo di fatto a tutti di fare ciò che volevano. Se veramente c’era il pericolo di una seconda ondata, come molti andavano dicendo (e a cui io, colpevolmente, non ho creduto) allora si sarebbero dovuti prendere anche d’estate alcuni provvedimenti cautelativi, come ad esempio impedire i viaggi all’estero per le vacanze (visto che l’Italia è un paese stupendo non c’è alcun bisogno per distrarsi di uscire dai confini nazionali) e tenere chiusi luoghi di maggior affollamento (v. le discoteche) e le frontiere nazionali, evitando l’invasione degli immigrati, che è continuata senza freni e continua anche adesso. Chi arrivava dall’estero avrebbe dovuto essere rigorosamente controllato e messo in quarantena, cosa che non è avvenuta, giacché io so per esperienza personale che negli aeroporti non c’era alcuna reale sorveglianza e controllo effettivo della situazione sanitaria.

Ma anche adesso il governo continua a mostrare con chiara evidenza la sua incapacità: ricorre ancora una volta al lockdown (come avviene nelle cosiddette “regioni rosse”, ma con il rischio che si estenda a tutta Italia) togliendo ai cittadini libertà fondamentali e danneggiando gravemente il lavoro e la produzione, tanto che alla fine sarà difficile individuare che cosa ha provocato più danni, se il virus o il disastro economico. Certo, chiudere tutto è più facile che cercare soluzioni alternative, ma così il paese va in rovina e chi non muore di virus morirà di fame. Se non sanno come agire, vista la loro manifesta incapacità, si uniformino a quanto accade negli altri paesi europei, dove le restrizioni ci sono ma non sono assolute come da noi, visto che la produzione continua e le scuole restano aperte. La scuola è la formazione dei futuri cittadini e deve restare in presenza, senza questa farsa ridicola della “didattica a distanza”, che non serve a nulla, produce verifiche del tutto inattendibili e garantisce la promozione a tutti incentivando l’abbandono e il disimpegno. Una volta dimostrato che il problema dei contagi non è la scuola ma i mezzi di trasporto, il governo avrebbe dovuto intervenire su quelli, visto che ha avuto sei mesi di tempo. Ma non l’ha fatto, e ora dà la colpa ai cittadini dei contagi, mentre gran parte della responsabilità sta nell’incompetenza di chi si è improvvisato statista senza neanche avere della politica la benché minima conoscenza.

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La seconda ondata

Ci siamo! La seconda ondata del Covid-19 prevista da molti è arrivata e i contagi stanno crescendo in tutto il mondo (tranne che in Cina, chissà perché!). Debbo ammettere di essermi sbagliato ad essere stato troppo ottimista e ad aver pensato che il problema sarebbe pressoché sparito con l’estate; ma nella confusione che hanno provocato i virologi televisivi sempre in disaccordo tra di loro ogni opinione era lecita, dato che c’era chi prevedeva scenari catastrofici e chi invece cercava di rassicurare. Da questo punto di vista io non me la sento di condannare studiosi come Zangrillo o Bassetti, che ora sono al centro di una gogna mediatica per le loro affermazioni: non mi sembra il caso di dubitare della loro buona fede, perché se hanno detto – a torto – che il virus era clinicamente morto, ciò significa che così a loro risultava, non credo che l’abbiano detto per compiacere qualcuno, sarebbe stato molto più lo scapito che il guadagno. Purtroppo questo virus è in gran parte ancora sconosciuto, e quindi ci può stare di sbagliare, non mi sembra il caso di condannare nessuno. Del resto la ripresa dei contagi dopo l’estate, dato che era stata prevista da molti, avrebbe dovuto essere affrontata anche dal governo con misure adeguate: almeno per quest’anno, ad esempio, si sarebbero potuti proibire i viaggi all’estero che non fossero effettuati per motivi di salute o di lavoro, oppure si sarebbe potuto evitare di riaprire le discoteche e far ammassare dei giovani senza alcun controllo. Il governo ha invece oscillato tra l’eccessiva durezza del lockdown e la rilassatezza che ne è seguita, quando pressoché tutti i controlli si sono allentati e le persone hanno vissuto le loro vacanze come se il pericolo non esistesse più.

E ora che la seconda ondata è arrivata e i contagi crescono giorno dopo giorno, cosa fare? Anzitutto è doveroso rispettare, da parte di tutti noi, le misure ed i protocolli di sicurezza; ma il governo non può scaricare la responsabilità della recrudescenza del virus sui cittadini, come tende a fare, ma deve saper prendere provvedimenti adeguati per quanto riguarda i trasporti e tutte le altre occasioni di possibili assembramenti. Nonostante la mia inveterata avversione per questo governo e per la componente 5 stelle in particolare, riconosco che l’anticipo nella chiusura dei locali, delle palestre ecc. può avere una sua validità, ma bisogna anche evitare che gruppi numerosi di persone rimangano in strada durante la notte: a tal proposito i giovani dovrebbero una volta per tutte cambiare le loro abitudini, come quella di uscire a mezzanotte e tornare a casa alle cinque del mattino; meglio uscire alle nove di sera e tornare a mezzanotte, come si faceva ai nostri tempi, e soprattutto stare di più a casa evitando di vagabondare nella cosiddetta “movida”. Sotto questo aspetto l’epidemia potrebbe anche avere un valore educativo, nel senso di eliminare alcune abitudini assurde e pericolose come lo “sballo” notturno; ne guadagnerebbero in salute, prima di tutto, i giovani stessi. In casi di emergenza come questo un eventuale “coprifuoco” alle 23 o alle 24 non sarebbe poi così terribile come il termine fa pensare.

Quello che invece va evitato in ogni modo è un nuovo lockdown totale, per due motivi essenziali: perché limita in modo gravissimo le libertà fondamentali dei cittadini garantite dalla Costituzione e perché produce disastri economici persino più gravi di quelli provocati dal Covid. Mi pare sciocco, per salvarci dal virus, lasciare senza mezzi di sussistenza milioni di cittadini; una circostanza, questa, che porterebbe oltretutto a disordini sociali e a vere e proprie insurrezioni, perché il popolo, come disse il buon Vincenzo Cuoco nel suo saggio sulla rivoluzione napoletana del 1799, “non si muove per raziocinio ma per bisogno.” E mi sento anche di dire una cosa che riguarda i dipendenti pubblici ed i pensionati (tra i quali mi trovo anch’io), finora gratificati dallo stipendio o dalla pensione che arriva tutti i mesi: non invocate il lockdown, perché se lo Stato va in rovina per il fallimento dell’economia e non riceve più i contributi necessari a pagare i nostri sussidi, rischiamo di trovarci anche noi senza un soldo, al pari dei lavoratori autonomi. Cerchiamo quindi di essere tutti solidali, dipendenti del pubblico, del privato e pensionati, perché se la nave affonda affondiamo tutti allo stesso modo, non c’è niente che possa tenerci a galla.

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Colpo di Stato

Conte e la sua banda di incapaci vogliono prorogare lo stato di emergenza per il Covid-19 ancora per sei mesi, quando è a tutti palese che l’emergenza è finita e che la situazione di adesso, con 65 persone in terapia intensiva, non è neanche lontanamente paragonabile al mese di marzo, quando ce n’erano 4100.
Dovrebbe essere chiaro a tutte le persone dotate di un minimo di raziocinio che questa del virus è una vergognosa scusa per restare sulle poltrone e continuare a calpestare i diritti fondamentali che la Costituzione garantisce ai cittadini. Per chiarire almeno in parte le conseguenze di questo colpo di Stato (perché di questo si tratta) vediamo cosa comporta un provvedimento del genere:
1) che il signor Giuseppe Conte, avvocatucolo pugliese senza nessuna esperienza e nessuna benemerenza pregressa, non eletto da nessuno, potrà continuare ad avere i pieni poteri ed esercitarli in modo antidemocratico e autoritario, bypassando il Parlamento per mezzo dei cosiddetti DPCM, con cui decide tutto a proprio arbitrio creando di fatto UNA DITTATURA.
2) che con la scusa del virus e la paura del contagio diffusa artatamente per mezzo della TV e dei giornalisti schiavi del regime, potranno rinviare ulteriormente le elezioni amministrative ed impedire quelle politiche, privando il popolo dei suoi fondamentali diritti;
3) che, sempre con la scusa del contagio, basterà che la curva dei positivi cresca di qualche decimale per costringere i cittadini ad un nuovo lockdown, chiudendo tutti in casa e privando le persone dei più elementari diritti;
4) che, sempre con la scusa del possibile contagio, potranno impedire all’opposizione di esprimersi, di organizzare manifestazioni di piazza perché altrimenti si formerebbero assembramenti, perché soltanto quando è la sinistra a manifestare allora gli assembramenti non ci sono;
5) che, sempre con la scusa del virus e della presunta necessità di “collaborare” per sconfiggerlo, si potranno neutralizzare e indebolire le critiche al governo, perché chi le farà sarà fatto passare per un ingrato che non ha a cuore le sorti del Paese;
6) che, sempre con la scusa del virus, si continuerà a tenere i cittadini in uno stato di terrore perenne che, come tutti sanno, è il miglior mezzo per addormentare il dissenso, perché chi ha paura non si ribella ma obbedisce agli ordini che vengono dall’alto, comunque siano; chi poi oserà dubitare delle “verità” della televisione e pretenderà di ragionare con la propria testa verrà immediatamente etichettato come “complottista” e pubblicamente sbeffeggiato;
7)che, sempre con la scusa del contagio, si potrà procrastinare all’infinito la chiusura delle scuole, sostituendo la didattica in presenza con la ridicola “didattica a distanza”, che abitua le persone a perdere i contatti reali per sostituirli con quelli del mezzo elettronico, che annulla le coscienze e le rende prone all’accettazione delle idee più comunemente diffuse.
Questa è la situazione che abbiamo oggi nel nostro Paese, un governo che per nascondere la propria incapacità e per restare ignobilmente attaccato alle poltrone sta distruggendo l’economia e la Costituzione. Io vado dicendo da tempo che la democrazia non c’è più, che SIAMO IN DITTATURA e che tutto ciò è intollerabile; ma temo che le parole non bastino più e che occorra un’iniziativa ben più concreta. Non dico altro.

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Ritorno a scuola a settembre

Si fa un gran parlare in questi giorni di come dovrà essere gestito il ritorno a scuola a settembre per il prossimo anno scolastico, dopo l’emergenza Covid-19. Le proposte fin qui avanzate dal ministro e dagli “esperti” che lo coadiuvano mi sembrano tutte improponibili o addirittura assurde: lasciando stare quella di separare i banchi con il plexiglas, che è un’autentica sciocchezza, anche le altre però non brillano per originalità e soprattutto per efficacia. Occupare spazi esterni agli edifici scolastici è possibile solo in minima percentuale, perché molti istituti sono ubicati in strutture vecchie, a volte non hanno neanche la palestra e non ci sono nelle vicinanze altri edifici disponibili. Fare i turni non elimina il problema degli assembramenti, perché comunque molti studenti si troverebbero ad entrare a scuola e ad uscirne negli stessi orari, ed inoltre c’è un’altra difficoltà ancora maggiore: nelle scuole di provincia, dove la maggior parte degli alunni è pendolare, gli orari dei trasporti sono fissi e non ci sono i fondi per istituire corse aggiuntive che ovviamente avrebbero un costo non indifferente; peraltro tutti dovrebbero sapere che l’Italia non è solo Milano, Torino, Roma e Napoli, ma esistono tanti piccoli centri che debbono essere serviti con ferrovie e autolinee, i cui orari non si possono spostare a piacimento. Distanziare semplicemente i banchi di due metri è una soluzione altrettanto fasulla, sia perché gli assembramenti si formerebbero comunque (v. la ricreazione, l’entrata e l’uscita ecc.) sia perché ci sono scuole che non avevano spazi sufficienti nemmeno prima dell’epidemia, figuriamoci dopo.
Altra proposta, avanzata in riferimento soprattutto alle scuole superiori, è quella di perpetuare la didattica a distanza, per cui le classi verrebbero divise a metà e gli studenti si alternerebbero andando fisicamente a scuola tre giorni alla settimana e seguendo negli altri tre le lezioni da casa. Ma i tanto deprecati assembramenti si formerebbero anche con la presenza di metà degli studenti di ogni classe, ed inoltre – e questa è la maggiore difficoltà – il lavoro a distanza non è paragonabile per partecipazione ed efficacia a quello svolto in presenza, ma costituisce solo un palliativo da utilizzare limitatamente alle situazioni di vera emergenza. Come si è visto da quel che accaduto in questi mesi (dai primi di marzo, quando sono state chiuse le scuole in tutta Italia, fino ad oggi) i professori hanno dovuto organizzarsi e lavorare molto di più di quanto facevano prima, con buona pace dei soliti ignoranti che li accusano di essere fannulloni, per ottenere risultati molto inferiori: se è vero infatti che una lezione di storia, di letteratura o di scienze teoriche si può tenere anche on line, non è la stessa cosa per gli esercizi, gli esempi, le letture dei testi, la cui effettiva validità didattica è controllabile solo con la presenza fisica del docente. E tanto più ciò vale per le verifiche: interrogazioni, elaborati e test effettuati on line non danno nessuna garanzia di avere la benché minima attendibilità, perché gli studenti a casa possono copiare ciò che vogliono o farsi suggerire liberamente da altre persone della famiglia, senza che i professori si accorgano di nulla. La promozione generalizzata di tutti gli alunni, che da molti è stata criticata, era invece l’unica conclusione possibile dell’anno scolastico, un anno in cui non era minimamente verificabile la reale preparazione degli studenti. Forse si potevano bocciare coloro che non hanno seguito le lezioni on line e se ne sono andati per i fatti loro, ma come dimostrarlo? Le scuse avrebbero potuto essere tante: “Avevo il computer guasto”, “La connessione non funzionava”, “Non ho la webcam” e altre amenità del genere, che sono banali ma che senza dubbio avrebbero fatto vincere alle famiglie qualunque ricorso.
Ed allora, constatato che la didattica a distanza è efficace solo molto parzialmente e non può sostituire quella in presenza, e considerato pure che gli studenti dovranno recuperare la mancata preparazione che ha riguardato in questi mesi anche i più bravi (figuriamoci gli altri!), non è pensabile poter replicare un anno scolastico come quello passato, se non vogliamo che le lacune diventino talmente estese da non potersi più colmare. Va bene che di ignoranza ce n’è già tanta, ma proprio per questo è necessario porvi un argine, finché si è in tempo. E allora cosa fare? La cosa più semplice e naturale, secondo me: tornare a scuola normalmente, come prima dell’epidemia, e dedicare almeno un mese al recupero dei contenuti non assimilati o approfonditi quest’anno. E perché faccio questa proposta, che può sembrare azzardata? Perché di fatto l’epidemia è finita, come ci dicono i dati giornalieri che – loro malgrado – quelli della Protezione civile sono costretti ad emettere. Illustri scienziati e virologi ci dicono che da noi ormai il virus non dà più gli effetti gravi di prima, oggi si ammalano pochissime persone e con una carica virale trascurabile, tanto è vero che dovunque le misure di sicurezza di fatto si stanno allentando, quando non sono già state eliminate del tutto. Ogni epidemia segue una parabola, prima ascendente e poi discendente, ed oggi siamo arrivati al termine della discesa, almeno qui in Italia; la circolazione del virus è ormai limitatissima e pressoché innocua, e quindi sussistono le condizioni per riprendere una vita normale, sia nella scuola che altrove. Continuare a diffondere la paura, paventare una “seconda ondata” senza nessuna prova, insistere con cautele ormai inutili è vero e proprio terrorismo psicologico, che qualcuno continua ad esercitare – a mio giudizio – per interessi personali che non voglio qui ripetere perché ne ho già parlato negli articoli precedenti. Quando il pericolo è reale son giuste le cautele e le misure di sicurezza; ma quando questo pericolo non c’è più è sciocco continuare a vivere nel terrore e a bloccare attività essenziali come la scuola, che altri paesi con governi più intelligenti del nostro hanno già provveduto a riaprire.

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Il governo del nulla

In un periodo normale della nostra storia, che sia l’epoca dei governi liberali del XIX secolo o la cosiddetta “prima Repubblica” durata dal 1946 al 1993, chi stava all’opposizione poteva avere tutte le sue buone ragioni per lamentarsi delle decisioni del governo, poteva criticarlo, fare proposte alternative; ma da entrambe le parti, governo e opposizione, c’era il sostegno di un’ideologia, di una cultura, di una precisa visione della realtà. Persino durante la dittatura fascista chi governava aveva una logica, dei progetti; era una logica autoritaria, mancava la democrazia, ma non si poteva negare che i provvedimenti presi avessero una loro razionalità. Oggi invece siamo di fronte ad un governo formato da persone incapaci e totalmente incompetenti, che non agiscono secondo un progetto preciso ma secondo l’umore del momento, ondeggiando come tante banderuole e cambiando idea da un giorno all’altro, in modo irresponsabile, in pratica senza sapere neanche cosa stanno facendo. In questo caso è difficile anche fare opposizione, perché non si sa a cosa opporsi: dove manca la logica, l’intelligenza, la coerenza, dove si agisce a caso nella più totale ignoranza di quelli che sono i veri problemi del Paese, è difficile anche trovare formule alternative. Contro il nulla, purtroppo, non si può combattere. Se questi individui avessero un briciolo di dignità si dimetterebbero immediatamente e manderebbero il Paese alle elezioni, ma si guardano bene dal farlo, perché l’attaccamento al potere e alle poltrone è troppo forte anche per chi sa di essere un incapace e di occupare abusivamente il posto che occupa.
Il periodo in cui viviamo, purtroppo, non ha più ideologie; ma questo non sarebbe un male se al loro posto vi fosse comunque una cultura politica, o almeno una competenza tecnica ad affrontare certi problemi. Il guaio è che l’incultura, l’incompetenza, la superficialità del nostro tempo, che vediamo così ben rappresentata da una televisione obbrobriosa che diffonde ovunque falsi valori e falsi ideali (la bellezza esteriore, il facile successo, il denaro ecc.) è arrivata anche in politica e ci sta governando. E tutto ciò è iniziato da quando è arrivato al potere il Movimento Cinque Stelle, un partito nato contro il sistema e che poi è diventato sistema a sua volta, un partito che esaltava l’onestà (che è pur sempre un valore, intendiamoci) a danno della competenza e della cultura: in pratica, per i seguaci del buffone genovese, per amministrare lo Stato non serviva avere una preparazione specifica ed un’adeguata cultura, ma era sufficiente essere cittadini comuni, purché onesti. Questa aberrazione di fondo ha dato origine alla penosa situazione attuale: sono arrivati al governo personaggi imbarazzanti per la loro nullità e per la loro crassa ignoranza, che una volta messi di fronte ai problemi reali del Paese non hanno più saputo a che santo votarsi, e perciò si barcamenano invocando l’aiuto delle “task-forces” come ragazzini impauriti dall’interrogazione che cercano il suggerimento dei compagni. Uno spettacolo penoso, una vergogna per una nazione che ha dato al mondo Dante, Michelangelo e Galileo ed oggi si trova ad essere governata da Bonafede, Azzolina e Rocco Casalino, “er mutanda ” del Grande Fratello. Chi ha votato per queste persone nel 2018 lasciandosi attrarre dallo specchietto per le allodole del reddito di cittadinanza ha oggi la responsabilità del nulla in cui siamo caduti e che ci fa vergognare di essere italiani. Il quadro si è poi completato con l’indegno comportamento del PD, che per amore delle poltrone si è abbassato ad un penoso inciucio con chi l’aveva insultato e sbeffeggiato per dieci anni. Gente senza dignità, senza orgoglio e senza valori che non siano quelli del potere e del guadagno.
E poi, al centro di questo governo del nulla c’è lui, Giuseppi, colui che pur di stare sulla poltrona e pavoneggiarsi in TV si sarebbe messo anche con Belzebù. Questo personaggio, un avvocatucolo pugliese qualunque pescato da Di Maio e dai 5 stelle si è ritrovato di punto in bianco al centro dell’attenzione e si è montato la testa come nessun altro prima di lui aveva fatto, neanche Mussolini. Ha cominciato a fare le sue comparsate in TV, tutto bello azzimato, dando prova di essere perfettamente partecipe di quell’incompetenza e di quella fumosità tipica del partito che l’ha messo al potere. Trovandosi ad affrontare una situazione difficile, l’epidemia del Covid-19, ha compiuto un errore sopra l’altro, prima sottovalutando e poi sopravvalutando il problema, arrogandosi tutti i poteri e giocando con la vita dei cittadini come fossero suoi schiavi ( vogliamo ricordarci i vari “noi non permetteremo”, “noi non consentiremo”?). Poi adesso, passata la fase più critica dell’epidemia, quando avrebbe dovuto pensare a come rimediare ai danni che lui stesso aveva provocato bloccando per oltre due mesi tutta la produzione industriale (cosa che altri Paesi guidati da persone intelligenti non hanno fatto) ha continuato le sue comparsate narcisistiche in tv annunciando “una potenza di fuoco” e promettendo mari e monti quando ad oggi, a metà giugno, tanti lavoratori autonomi e dipendenti non hanno ancora ricevuto una lira. Con una vergogna di questo genere sulle spalle questo individuo non si è dimesso scusandosi per la propria totale incompetenza, come qualsiasi persona normale dotata di un minimo di dignità avrebbe fatto, ma ha convocato i cosiddetti “stati generali” dell’economia, una sfilata di moda costosa e inutile al solo scopo di farsi ancora una volta pubblicità personale. Una provocazione, un insulto a tutti i cittadini onesti che soffrono per gli errori di un governo indegno di chiamarsi con questo nome.
A questo punto io mi chiedo: fino a quando durerà la pazienza degli italiani, umiliati, depauperati e sbeffeggiati da questo Narciso e dalla sua banda di incompetenti? Se una situazione così fosse accaduta in un paese normale, già costoro sarebbero stati cacciati a furor di popolo. Ma noi, abituati da secoli a chinare il capo di fronte alla prepotenza e all’arroganza del potere, neanche questa volta siamo capaci di ribellarci. Non ci siamo ribellati quando c’erano i Franchi e i Longobardi, gli Angioini e gli Aragonesi, la Francia e la Spagna, gli austriaci e i Borboni, che nella loro protervia avevano pur tuttavia una razionalità ed una precisa organizzazione; perciò è inutile sperare che ci si ribelli adesso, quando il nulla è salito al potere e quando una dittatura strisciante, molto peggiore della dittatura proclamata, si è travestita da democrazia.

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Plexiglas e altre genialità

Ogni simile ama il suo simile: perciò un ministro dell’istruzione incapace, che fa parte di un governo di incapaci, tenta in ogni modo di trasformare gli alunni italiani in una massa di ignoranti, né altrimenti ci si potrebbe aspettare da persone che evidentemente non sono mai state a scuola oppure, se ci sono state, non se ne sono neanche accorte. Prima hanno chiuso di botto tutte le scuole per il Covid-19, e questo si può anche comprendere per ovvi motivi sanitari e perché è stato fatto anche negli altri paesi europei; ma poi, quando tutti hanno riaperto perché ritenevano l’istruzione essenziale per la formazione dei cittadini, i nostri governanti hanno continuato a tenere tutto chiuso con la scusa della cautela e con il solito sciocco ritornello che sentiamo ripetere tutti i giorni dalla TV di regime, “non dobbiamo abbassare la guardia…”, per guardarci da un virus che di fatto non c’è più. Gli altri Paesi hanno riaperto le scuole, soltanto noi abbiamo continuato a tenerle chiuse. Ora io, che sono un noto complottista maligno e sospettoso, mi chiedo: possibile che francesi, tedeschi, svedesi, svizzeri ecc. siano tutti pazzi e che solo Conte e l’Azzolina siano mostri di intelligenza? Io qualche dubbio ce l’ho, non solo sulla buona fede dell’avvocatucolo e della “ministra”, ma per la convinzione che non riaprire le scuole significa bloccare l’istruzione, la cultura… E si sa che la cultura è pericolosa, perché c’è il rischio che la gente cominci a ragionare con il proprio cervello e si renda conto che siamo in mano di una banda di irresponsabili. Meglio quindi tenere chiuse le scuole, così i ragazzi giocano alla playstation, guardano il “Grande Fratello” e altri simili programmi, vanno a fare l’aperitivo (a distanza, ovviamente, altrimenti sono criminali!) e non si impelagano con la cultura, con la quale, com’è noto, non si mangia.
Hanno deciso, contro tutto il mondo, di tenere chiuse le scuole anche adesso che il virus praticamente non c’è più, e hanno dato il contentino ai ragazzi promuovendoli tutti senza alcuna verifica, poiché quelle fatte a distanza, come ognuno comprende, non hanno alcuna attendibilità, dato che genitori o amici potevano benissimo suggerire durante le interrogazioni da casa, senza che il docente potesse accorgersene. Così supereranno l’anno scolastico anche coloro che, a cose normali, sarebbero stati bocciati o rimandati. Già questo è intollerabile perché autorizza gli studenti al disimpegno totale, contando nella promozione garantita che quel genio della Azzolina ha comunicato fin dal mese di marzo. Ma il bello viene quando si parla del nuovo anno scolastico, per il quale è stata trovata una soluzione geniale, da una “ministra” in confronto alla quale Einstein era un sempliciotto: il plexiglas. Che idea sopraffina, quella di dividere i banchi con barriere di materiale plastico, proprio degna di questo governo! Vi immaginate come potranno far lezione i docenti con gli alunni chiusi in gabbia, che non potranno comunicare né tra di loro né coi professori? E quando ci sarà da distribuire del materiale cartaceo, come faranno i docenti? Lo lanceranno in aria facendolo cadere su ogni gabbia? E le scuole che hanno le aule piccole dove gli studenti stanno già adesso ravvicinati? Come potranno entrarci le pareti di plexiglas? L’aula diventerà una specie di alveare con tante cellette, e questo non impedirà certo il contatto fisico, che si realizzerà ugualmente quando gli alunni entrano in classe, quando escono, durante la ricreazione ecc. E le ore di educazione fisica come le svolgeranno, con il plexiglas? A me sembra che si sia perduta da parte di questo sciagurato governo non solo la competenza ma anche la minima cognizione della realtà. Siamo alla follia pura, all’incompetenza più totale. Vero è che non c’era da aspettarsi nulla di diverso dal Movimento Cinque Stelle, che fin dai suoi inizi ha mostrato la propria totale inesperienza e la più crassa ignoranza nella gestione di qualunque istituzione, com’è naturale per un partito fondato da un buffone e che ha sempre avuto la convinzione secondo cui qualunque cittadino semplice fosse in grado di fare politica e di amministrare lo Stato. Anche per fare l’operaio ci vogliono corsi di formazione, per fare il ministro dell’istruzione invece no, basta l’Azzolina.
Demenziale è anche la proposta, sempre proveniente dalla stessa “ministra” del governo Conte, di alternare la didattica in presenza a quella a distanza. Anche questa è una totale idiozia, perché la didattica a distanza, che è stata necessaria in questo periodo, non può avere neanche minimamente l’efficacia di quella diretta: la presenza fisica dell’insegnante, il suo interagire con gli alunni comprendendo anche dallo sguardo e dai loro comportamenti ciò che in quel momento è necessario dire o fare, non è sostituibile con nient’altro. L’uso del mezzo telematico a distanza deve essere considerato uno strumento eccezionale e temporaneo, da impiegare soltanto nei periodi di vera emergenza, per il resto è da evitare assolutamente; invece si sta cercando di farlo diventare comune e usuale, e anche qui il complottista che sono io potrebbe sospettare qualcosa: che cioè si voglia far scadere ulteriormente il livello culturale dei cittadini evitando la presenza fisica e le verifiche serie da parte dei docenti, per massificarli e renderli così più condizionabili. Finora sono riusciti a tenerli in pugno imponendo un durissimo e persino criminale “lockdown” e utilizzando lo strumento della paura del virus, perché è evidente che chi è terrorizzato obbedisce sempre alle “regole” (quelle del signor Conte, imposte da lui persino sorvolando il Parlamento!) ed è così ben manovrabile. Anche adesso diffondono la paura spaventando i cittadini con un virus che non esiste più, ma l’operazione comincia a perdere terreno di fronte ai dati che ci dicono che l’epidemia sta scomparendo; perciò proseguono con un altro sistema, addormentando la scuola e la cultura con questa trovata della didattica a distanza, in modo da creare un popolo di burattini, di “yes-men” proni e sottomessi all’autorità costituita.
Il gioco di questo governo di incapaci, che per restare sulle poltrone non ha esitato a strumentalizzare l’epidemia, è ormai scoperto ed evidente a chi rifiuta di accettare per vere le notizie della TV di regime e cerca invece di ragionare con la propria testa. Perciò, dato che il virus sta scomparendo, è giunto ormai il momento di riprenderci le nostre libertà costituzionali, che il signor Conte ci ha arbitrariamente tolto, e di comprendere, per quando riguarda l’istruzione, che gli studenti hanno diritto alla cultura ed alla formazione, con una vera scuola e con docenti preparati e responsabili, fisicamente presenti e non intravisti da lontano davanti a un tablet o una schermo di un computer. Per questo studenti e cittadini debbono lottare per costringere questo governo a riaprire normalmente le scuole a settembre, in presenza, senza ulteriori manovre ed ulteriori tentativi di indottrinamento e di massificazione.

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Profeti di sventura

Nel I° libro dell’Iliade tra i Greci che stanno assediando la città di Troia scoppia un’epidemia, un po’ come quella di oggi. Allora Achille invita l’indovino Calcante a chiarirne le cause e costui, non senza paura perché sa che offenderà un potente, rivela che il dio Apollo è irato con Agamennone, capo supremo della spedizione, perché ha disonorato il suo sacerdote Crise rifiutando di restituirgli la figlia, che aveva fatto schiava. Allora il potente sovrano, pieno d’ira feroce ma incapace di rivalersi fisicamente sull’indovino perché costui è protetto dal grande Achille, si sfoga contro di lui a parole, urlandogli: “Profeta di sciagure, mai per me tu dici parole di buon augurio; sempre al tuo cuore è caro predire malanni, non dici mai una parola buona!” (vv. 106-108). Così è passato alla storia il povero Calcante, che conosceva il passato ed il futuro e poteva quindi ben rivelare l’ira del dio causa dell’epidemia.
Oggi nessuno ha più il potere di predire con certezza il futuro, eppure i Calcanti non mancano di certo: i profeti di sciagure, gli alfieri del catastrofismo, gli oscuri profeti del male abbondano come non mai. Pare che certe persone abbiano un gusto perverso, sadico, a delineare scenari apocalittici nel futuro per terrorizzare i cittadini e togliere loro quel minimo di tranquillità e di serenità che rende meno amara la vita di ciascuno di noi. E’ una triste abitudine da sempre presente nel nostro Paese, dove il pessimismo più nero trova sempre fertile terreno. Gli esempi sono innumerevoli e mi limiterò a citarne qualcuno. Nel lontano 1973, quando ci fu la crisi petrolifera e ci fu imposto di non usare auto e altri mezzi a motore la domenica e i giorni festivi, lessi un articolo su un giornale nazionale di grande tiratura nel quale un esimio giornalista dichiarava che il petrolio di lì a dieci anni si sarebbe esaurito, con la conseguenza di veder bloccare del tutto il progresso e dover tornare al Medioevo, con le carrozze a cavalli al posto delle automobili. Lo diceva con sicurezza assoluta, avrebbe convinto chiunque: eppure oggi, a distanza di ben 47 anni, non solo il petrolio c’è ancora, ma ne è perfino diminuito fortemente il prezzo perché la produzione supera di gran lunga la domanda, e se si cercano fonti energentiche alternative non è per timore dell’esaurimento, ma per evitare l’inquinamento e le conseguenze della combustione sull’ambiente.
Altro esempio di catastrofismo imperante nel nostro Paese sono le previsioni che gli “esperti” avanzano sull’economia, dove è facile predire sciagure di tutti i generi. Ricorderò solo un caso per non appesantire questo post, ma ve ne sarebbero a iosa. Nel 2014 Beppe Grillo, prima comico e poi illustre politico e fondatore del partito attualmente di maggioranza relativa, dichiarò che con il governo di allora entro pochi mesi (cioè da aprile, quando rilasciò quell’intervista, a settembre) lo Stato non avrebbe più avuto i fondi per pagare stipendi e pensioni. Lo diceva con estrema convinzione, affermava di averne le prove, tanto che anch’io – pur non avendo nessuna stima né per lui né per la sua banda di incompetenti – mi preoccupai; ma non successe nulla, e lo stipendio continuò ad arrivarmi sempre, come mi è arrivata sempre (almeno fino ad oggi) la pensione. Ma previsioni del genere ce ne sono state e ce ne sono molte altre, tutte senza alcun fondamento ed al solo scopo di terrorizzare e mettere in allarme le persone, con quel gusto sadico di cui dicevo prima. La stessa cosa, seppure in tono minore, la constatiamo nei periodi dell’anno in cui il tempo atmosferico è più inclemente e viviamo momenti eccezionali per il freddo o per il caldo: in questi casi i giornalisti televisivi non tranquillizzano mai le persone con l’annuncio di un cambiamento positivo, si divertono anzi a demoralizzarci prevedendo ulteriori peggioramenti: se fanno 40 gradi ci dicono sempre e comunque che la situazione non accenna minimamente a migliorare, ma si arriverà a 45 gradi, magari a 48, tanto per farci stare allegri. E’ un gioco che da noi trova tanti ed appassionati giocatori.
Ma arriviamo al presente, cioè l’epidemia di coronavirus. I dati che ci vengono forniti, e che i profeti di sciagure ignorano volutamente, ci dicono che il virus se ne sta andando e che la situazione è enormemente migliorata rispetto al picco di circa due mesi fa: il numero dei contagiati si è ridotto a meno di un terzo, i guariti sono ormai oltre l’80 per cento del totale, le persone ricoverate in terapia intensiva sono circa 400 contro gli oltre 4000 che erano. Non solo, ma illustri medici che ogni giorno osservano la situazione reale negli ospedali ci dicono che il virus si è indebolito e che chi si ammala adesso non ha più gli effetti drammatici che si manifestavano all’inizio dell’epidemia. Dunque, di fronte a queste buone notizie, tutti dovrebbero rallegrarsi e auspicare un allentamento definitivo delle misure coercitive che ci hanno tenuti chiusi in casa con la forza (denunce, multe, droni, un clima orwelliano) e che ancora adesso impongono regole e protocolli eccessivi che impediscono agli esercenti di poter lavorare e ai cittadini di tornare ad una vita normale. E invece no! I profeti di sciagure, siano essi virologi televisivi, politici o giornalisti vari, continuano imperterriti a delineare scenari apocalittici per impaurire le persone, per tenerle prigioniere di una cappa di terrore che impedisce alla gente di respirare: bisogna stare attenti, il virus c’è ancora, occorre cautela, non si possono vanificare gli sforzi fatti ecc. E’ un ritornello che ci sentiamo ripetere tutti i giorni, in tutte le regioni d’Italia, anche dove il virus non c’è e di fatto non c’è mai stato se non in singoli focolai che sono stati da tempo domati. E c’è anche chi, come l’esimio scienziato Brusaferro, già agita lo spauracchio di una seconda ondata, o forse di una terza o una quarta, non so. Ora io dico: ma se di questo virus si sa ancora poco, la malattia che produce è ancora in gran parte sconosciuta, come può questo nuovo Calcante essere così sicuro che ci sarà un’altra ondata? Gliel’ha forse rivelato un sogno premonitore? O non ci sarà piuttosto un accordo tra scienza ufficiale e politica per tenere in pugno i cittadini, sapendo che la paura è il miglior strumento per schiacciare le masse e tenerle prone e obbedienti agli ordini che vengono dall’alto? Ecco, l’ho detto: quello è ciò che sospetto io e che ho sospettato fin dall’inizio, che cioè il virus esista davvero ma che esista anche chi se ne serve per scopi non proprio umanitari. E c’è poi da aggiungere che dietro tutto ciò c’è anche il business del vaccino che, se verrà realizzato, farà guadagnare miliardi alle case farmaceutiche e ai funzionari che ne sono affiliati. Questo può spiegare il terrorismo psicologico di chi ci vuole ancora e per sempre preoccupati e disorientati? Non lo so, ma so che a pensar male si fa peccato ma qualche volta ci si azzecca.

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Benpensanti e complottisti

L’emergenza coronavirus che stiamo vivendo in questi tempi ha messo in evidenza un’ulteriore distinzione tra le innumerevoli da sempre esistenti nella società (c’è chi preferisce il mare e chi la montagna, chi i cani e chi i gatti, chi la pasta lunga e chi quella corta ecc.), suddividendo i cittadini – e specialmente quelli che seguono i social come Facebook – tra benpensanti e complottisti. Non che questa distinzione non ci fosse anche prima, se è vero che tante persone hanno dubitato del fatto che veramente gli americani siano sbarcati sulla Luna nel 1969 e tante altre continuano a dubitare che il papa Luciani (Giovanni Paolo I) sia morto di morte naturale dopo soli 33 giorni di pontificato; ma adesso, con tutte le conseguenze nefaste dell’epidemia di Covid-19, e soprattutto in seguito ai provvedimenti tanto autoritari quanto vani e inefficaci promulgati da questo governo dell’inciucio, il problema si è ampliato a dismisura. La grande maggioranza degli italiani, condizionata dal clima di terrore che la televisione ha diffuso intorno alle conseguenze del virus, ha approvato senza batter ciglio lo stracciamento della Costituzione e delle più elementari libertà dei cittadini, ed è quindi ascrivibile alla categoria dei “benpensanti”, quella cioè che il vocabolario Zingarelli della lingua italiana definisce come “chi segue la mentalità e le opinioni politiche e sociali dominanti”. Costoro non soltanto hanno approvato l’azione del governo e non hanno mosso critiche persino quando sono state compiute azioni di violenza poliziesca da regime nazista, come le persone multate per essere usciti 100 metri da casa o genitori sanzionati per essere andati in macchina a sottoporre ad una visita medica la figlia, una bambina malata di leucemia; non soltanto questo, ma si sono fatti anche delatori denunciando altri cittadini (come nella Germania Est della Stasi) e hanno ricoperto di insulti chiunque cercava di ragionare in modo diverso. Anch’io, durante una fila al supermercato all’inizio del “lockdown”, mi dovette subire l’assalto di una megera solo perché avevo detto che le misure del governo mi sembravano eccessive. Costei mi urlò anche: “E pensare che lei è professore…”, come se l’aver studiato dovesse significare accettare tutto ciò che viene imposto dall’alto e non cercare di ragionare con la propria testa.
I benpensanti, sostenitori di questo governo di cui non vedono (o fingono di non vedere ) le nefandezze, definiscono “complottisti” coloro che, anziché accettare passivamente quanto viene ufficialmente comunicato, si pongono dei problemi e cercano di ragionare (visto che è dimostrato che talora i complotti ci sono veramente dietro le notizie ufficiali) e sono convinti che la verità vada ricercata e non accettata senza contestazione solo perché “l’ha detto la televisione”, come mi disse quella signora al supermercato. Spesso la verità è scomoda per chi detiene il potere, per cui è meglio nasconderla e sfruttare la crisi presente per corroborare la propria posizione e poter continuare a mantenerla. Gli studi servono appunto a questo, a ragionare in modo autonomo e non lasciarsi condizionare dalle “opinioni politiche e sociali dominanti”, come dice lo Zingarelli. Così io non ho remore a dichiararmi “complottista” e ad affermare che non ho condiviso fin dall’inizio l’azione di questo governo, giudicandola antidemocratica e persino illegale (visto che il Parlamento è stato bypassato), e che non condivido neanche adesso (nella cosiddetta “fase 2”) il clima che viene creato intorno al virus e le minacce rivolte ai cittadini come fossero bambini dell’asilo. Oggi il ministro Boccia, un figuro che farebbe meglio a tornarsene alle elementari, ha proclamato con l’arroganza del potere che se i cittadini non si comportano bene (cioè come vogliono loro!) sono pronti a non autorizzare gli spostamenti tra regioni e a tornare a restrizioni ancora più dure. Non sa, il poveretto, che così agendo distruggerebbe il turismo – che non può riprendersi fin quando è vietato spostarsi da una regione all’altra – e tante altre categorie produttive. Ma a lui che importa? Non ha mai lavorato in vita sua e riceve ugualmente, come tutti i damerini dell’avvocatucolo Giuseppi, uno stipendio tanto lauto quanto immeritato.
Per queste mie posizioni a favore delle libertà personali e opposte a questo inqualificabile governo ho ricevuto e ricevo molti insulti, ma non mi importa affatto: a tutti i costi io continuerò per sempre a dire quel che penso, almeno finché il regime cino-sovietico mi permetterà di farlo. Ora però, per tornare al tema centrale, mi pongo alcune domande, da quel pazzo complottista che sono. E’ innegabile, perché lo dicono le statistiche e i numeri che sono dati oggettivi, che per fortuna l’epidemia è in fase di forte declino: il numero dei contagiati si è più che dimezzato nell’ultimo mese, altrettanto vale per quello dei ricoverati in strutture ospedaliere, mentre il numero delle persone in terapia intensiva è sceso da 4100 di fine marzo a poco più di 500, con un calo che è circa dell’87 per cento! In molte regioni non ci sono più contagi da giorni, in altre ce ne sono sempre stati pochissimi e tutti sotto controllo. Risulta inoltre, da parte di illustri studiosi come il prof. Zangrillo di Milano, che il virus si è indebolito, tanto che chi lo contrae adesso ha effetti molto meno gravi e devastanti di quelli di due mesi fa, e ci sono anche terapie, come quella del plasma, che danno risultati incoraggianti e spesso risolutivi. Perché allora la televisione di regime continua ad alimentare un clima di terrore, prefigurando scenari apocalittici che non esistono e spaventando i cittadini con la paura della “seconda ondata” della pandemia che nessuno, proprio perché si tratta di una patologia nuova, può ritenere certa? Perché si continua con questo mantra della “cautela” del “non abbassare la guardia” quando i dati ci dicono che – almeno per il momento – possiamo tirare un sospiro di sollievo? Io non approvo, sia ben chiaro, i fanatici della “movida”, né sostengo di dover tornare subito alla vita di prima: va bene l’uso delle mascherine, va bene la distanza interpersonale, va bene l’igiene delle mani, ma una volta prese queste precauzioni i cittadini hanno il sacrosanto diritto di vivere e di non essere sovrastati da questa cappa di incertezza e di terrore che questo governo e i suoi collaborazionisti del “comitato tecnico-scientifico” continuano a tenerci addosso come una spada di Damocle. Altrimenti il complottismo da tanti insultato riprende vita e qualcuno potrebbe anche pensare che ci siano degli “impresari del terrore”, come li definisce Marcello Veneziani, che hanno interessi economici e politici (poter speculare sul vaccino e mantenere le poltrone governative) a prolungare l’emergenza all’infinito, a sguazzare nella quarantena perché in essa c’è chi si sente decisivo, determinante, ed esercita il potere allo stato puro con il beneplacito dei creduloni, cioè i “benpensanti” di cui parlavo prima.

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La destra e la sinistra

Un tempo l’espressione “essere di destra” o “essere di sinistra” aveva un valore preciso che nessuno poteva equivocare, perché la base ideologica che la sosteneva era ben nota a tutti. Le persone aderivano a determinate ideologie e vi restavano fedeli per tutta la vita, o quasi: basti osservare i risultati delle consultazioni elettorali avvenute durante la cosiddetta “prima repubblica”, dove gli scostamenti di ciascun partito dalle elezioni precedenti si limitavano a percentuali dell’1 o 2 per cento. Poi, a partire da quel famigerato periodo 1992-93, quando ad opera della magistratura fu distrutta un’intera classe politica, le cose cambiarono e al posto dell’ideale si cominciò ad alimentare il personalismo, il culto del “personaggio” prodigioso che avrebbe risolto tutti i problemi: ed in quella fase fu Silvio Berlusconi il primo che instaurò questa nuova concezione della politica, in base alla quale non era l’ideologia che guidava l’azione politica, ma il culto della persona; ed infatti Berlusconi non affermava più di essere “di destra”, ma si definiva un “liberale”, intendendo però con questo termine qualcosa di profondamente diverso da quello che significava quando esisteva – durante la prima Repubblica – il partito che portava quel nome. Ma anche dall’altra parte ci si adeguò a questo nuovo modo di approcciarsi alla politica: anche Romano Prodi, tanto per fare un solo esempio, non si definiva più “di sinistra”, ma semmai “progressista” o qualcosa di simile, tentando in tal modo di intercettare anche i voti di chi di sinistra non era ma non amava, per varie ragioni, il suo avversario.
In tempi più recenti, poi, i concetti di “destra” e di “sinistra” sono stati ancor più conculcati da una mentalità generalista e qualunquista che, non richiamandosi più ad alcuna ideologia né avendo alcuna esperienza nella gestione dello Stato, ha creduto e fatto credere che bastasse essere cittadini semplici e onesti, benché non forniti di alcuna cultura specifica, per poter ricoprire degnamente ruoli istituzionali. Questa visione semplicistica e rozza della politica è stata alla base della nascita del cosiddetto “Movimento Cinque Stelle” di Beppe Grillo, che ha alimentato per anni l’antipolitica, cioè la protesta generica e sterile contro il “sistema” e contro la “casta” fino a quando, spinto dal successo elettorale, è diventato a sua volta “sistema” e “casta”, ponendo a capo del governo un avvocato senza alcuna esperienza come Conte e occupando ruoli istituzionali di primo piano (come ad esempio i Ministeri degli Esteri e della giustizia) con persone del tutto incompetenti e prive di qualsiasi cultura specifica. Costoro fin dall’inizio hanno delegittimato le ideologie (salvo poi adattarsi agli aspetti peggiori di esse, come avviene oggi) ed i concetti stessi di “destra” e di “sinistra”, che uno dei loro esponenti più in vista, Alessandro Di Battista, definì “categorie ottocentesche”. Anzi, hanno giustificato il loro squallido trasformismo proprio su questa base: non avendo ideologie, infatti, i grillini si sono ritenuti in diritto di governare con chiunque, con la Lega di Salvini e il PD di Zingaretti, adattandosi come le prostitute a chiunque si accompagna a loro. Ma i risultati di questo camaleontismo sono sotto gli occhi di tutti: decisioni prese senza le necessarie conoscenze di base, approssimazione, errori ripetuti di un governo privo di capacità e di esperienza che, messo alle strette dalle proprie contraddizioni, reagisce con l’autoritarismo e lo stato di polizia come è stato fatto negli ultimi mesi di fronte alla pandemia del Covid-19. Ciò dimostra che non basta eliminare le ideologie e affermare solennemente di non essere né di destra né di sinistra per risolvere i problemi di un popolo, e dimostra anche che a poco serve l’onestà (ammesso che i 5 stelle ce l’abbiano) quando manca la competenza. La sciagurata condizione in cui ci troviamo adesso, con un governo di incapaci che ha creato un caos indicibile, ci fa rimpiangere la prima Repubblica e i politici di allora, cioè, appunto, la “destra” e la “sinistra”.
Tuttavia, per non appesantire troppo questo post, mi fermo qui con l’analisi della situazione politica attuale, che io considero la peggiore in assoluto dalla fine del secondo conflitto mondiale, e con il giudizio sul governo Conte, che ugualmente giudico il peggiore che ci sia mai stato nella storia del nostro Paese. Aggiungo però una mia impressione: quella cioè che i concetti di destra e di sinistra, per quanto molto attenuati e cambiati rispetto al passato, esistano ancora sotto qualche forma. Delle due parti la più stravolta rispetto al passato è senza dubbio la sinistra, che è passata dalle barricate libertarie all’autoritarismo, dalla difesa del proletariato a quella dell’alta finanza europea, dalla falce e martello al Rolex ed alle ville con la piscina; ma anche la destra non è quella di prima, se non altro perché non è più sostenuta dai ceti economicamente più elevati ma dalle classi medie, dai commercianti, dagli artigiani e persino dagli operai una volta rigorosamente dall’altra parte. Eppure, nonostante gli stravolgimenti, in qualcosa la distinzione esiste ancora, tanto che ancor oggi è lecito parlare di atteggiamenti di “sinistra” e di “destra”; solo ch’essi non sono più fissi in base alle vecchie ideologie, ma mutano con il mutare degli eventi. Tre esempi di fatti recenti. Il primo è ampio e generico: nella questione dei migranti tutta la sinistra sostiene la loro integrazione, anche in forma patetica come ci hanno mostrato le lacrime della ministra Bellanova, mentre la destra invita alla cautela prima di accogliere sul nostro territorio migliaia di persone che non si sa poi come integrare e far vivere. Gli altri due casi sono più specifici: nella questione del riscatto pagato per la liberazione di Silvia Romano tutta la sinistra, in blocco, si è schierata in difesa della ragazza e della trattativa con i terroristi, mentre la destra, pur compiacendosi per la felice conclusione della vicenda, ha giustamente ricordato che in Italia esiste una legge che proibisce di pagare il riscatto ai sequestratori, e che anche nel caso di Aldo Moro non si trattò con i terroristi delle Brigate Rosse, oltre a deplorare la “conversione” di quella persona all’islamismo che l’ha portata a presentarsi con quel ridicolo pastrano verde al momento della liberazione che è un’offesa a tutti gli italiani. Infine, ultimo esempio, è l’atteggiamento nei confronti delle cosiddette “riaperture” dopo la detenzione forzata che il governo ci ha imposto in occasione dell’epidemia del coronavirus: tutta la sinistra, in modo compatto, insiste per la “cautela” e continua a prospettare pericoli nuovi e scene apocalittiche di contagio per spaventare ancor di più i cittadini, perché sa che chi è oppresso dal terrore accetta tutto e non si ribella dinanzi ai soprusi, mentre la destra è a favore di un ritorno alla normalità che, pur graduale, deve avvenire necessariamente, se non vogliamo morire tutti di fame per poterci vantare di essere scampati al virus. Mi pare dunque che queste due categorie oggi così disprezzate, la “destra” e la “sinistra”, non siano scomparse del tutto, benché si sia tentato da più parti di ucciderle; al contrario, esse risollevano la testa ogni volta che un problema si presenta e richiede una soluzione. Forse le vecchie ideologie non erano poi così male, soprattutto se confrontate all’ignoranza, all’approssimazione, all’incompetenza, al nulla da cui è costituita la politica attuale.

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Il virus fa politica

Il periodo terribile che stiamo vivendo ha dimostrato senza dubbio una cosa: che non tutto il male viene per nuocere, soprattutto per chi detiene il potere in questo nostro sciagurato Paese, dove i più elementari diritti umani sono stati spazzati via da un governo di incapaci che ha sbagliato tutto o quasi nella gestione del problema. Le libertà costituzionalmente garantite ai cittadini sono state annullate da una serie di provvedimenti illegali come quelli adottati attraverso i DPCM, che dovrebbero avere solo valore amministrativo; al contrario, in base a quelli, siamo stati rinchiusi in casa per due mesi senza che nessuno battesse ciglio e lo siamo a tutt’oggi, visto che per spostarsi da un luogo all’altro occorre ancora compilare una stupida e inutile autocertificazione. L’azione del governo – ed è bene sottolinearlo fino alla noia – non è stata ottenuta con la persuasione e l’appello alla responsabilità delle persone, come è stato fatto nei paesi civili, ma con lo stato di polizia, con la repressione violenta di poveri cittadini che magari, non riuscendo più a stare chiusi tra quattro mura, hanno osato fare una passeggiata da soli senza contagiare nessuno. Si sono viste scene da Germania nazista o da Unione Sovietica del peggior periodo staliniano, quando abbiamo dovuto assistere a uno spiegamento di polizia e di carabinieri che, se fosse stato messo in campo per arrestare i veri criminali e non per perseguitare cittadini onesti, la criminalità sarebbe scomparsa da tempo nel nostro Paese. Scene vergognose di persone multate di 400 euro per una passeggiata a 200 metri da casa, perpetua infamia per le cosiddette “forze dell’ordine” e per il governo che le ha utilizzate. E tutto ciò è stato ottenuto con l’utilizzo alla Goebbels della televisione di Stato, alla quale è stato imposto di trasmettere come un mantra, per migliaia di volte al giorno, lo stesso perentorio ritornello “state in casa, state in casa”, senza accorgersi che per le persone libere nell’animo quel ritornello invogliava piuttosto ad uscire e liberarsi dalle catene che ci hanno messo trattandoci tutti come schiavi. Una vergogna indicibile per un governo che, non avendo la minima esperienza della politica e formato da damerini che non hanno mai lavorato in vita loro, non riusciva ad affrontare il problema e commetteva ogni giorno errori su errori, idiozie su idiozie; ecco quindi che il ricorso alla forza bruta, alla dittatura dell’avvocatucolo pugliese e dei suoi compagni di merende è stato l’unico mezzo per sopravvivere. Diffondere il terrore è sempre un mezzo sicuro per esercitare il comando, perché quando la gente ha paura diventa manovrabile, diventa accondiscendente e persino collaborazionista del regime, come quei cittadini che sono diventati spie e hanno denunciato, come nella Germania Est della Stasi, il vicino che vedevano a passeggio sulla strada.
Quel che è successo è gravissimo. La Costituzione è stata stracciata, come illustri giuristi tipo Sabino Cassese hanno ribadito fin dall’inizio, e lo Stato si è imposto non con la persuasione e la fiducia, ma con la forza delle denunce e delle multe a carico di chi non faceva nulla di male e non aveva alcuna possibilità di infettare o di infettarsi, come quel poveraccio a passeggio sulla spiaggia inseguito dai carabinieri con droni, elicotteri e quant’altro. Gli altri paesi civili non si sono comportati così perché sanno che cos’è la democrazia; ma da noi il governo Conte non ne ha la minima idea e preferisce imporsi con la forza, quando avrebbe ottenuto lo stesso risultato invitando i cittadini ad usare mascherine e distanze di sicurezza ma senza rinchiuderli forzatamente in casa, che è un intollerabile sopruso. Io personalmente, che credo nella libertà e odio chi la limita arbitrariamente come questi individui hanno fatto, sarei stato a casa molto di più e molto più volentieri se fossi stato solo invitato a rimanerci, non forzato con le minacce e le sanzioni, metodi che vanno bene forse in Cina ma non dove ci si fa vanto di una democrazia che non esiste più.
Ma perché dico che il virus è il maggiore alleato di Conte e della sua banda? Perché devo constatare che, nonostante l’operato inqualificabile del governo, molte persone comuni e persino di cultura continuano a giustificarlo e lo sostengono ancora. A me pare impossibile che qualcuno possa approvare enormità come quelle che sono avvenute nel nostro Paese, eppure debbo purtroppo constatare, seguendo le trasmissioni televisive, che la nostra sinistra radical-chic prende ancora le difese di Conte e lo esalta come il salvatore della Patria. Ma non si vergognano questi intellettualoidi da quattro soldi, tranquilli e pacifici nelle loro ville con piscina e gratificati dallo stipendio che arriva loro ogni mese, a difendere uno Stato di polizia, una repressione violenta come quella che è avvenuta da noi, proprio loro che negli anni ’70 ed oltre urlavano contro i padroni ed il sistema borghese che volevano abbattere? Loro, la sinistra, gli alfieri della libertà e della democrazia, ora applaudono alle multe e ai droni che perseguitano quei cittadini onesti che pagano le tasse e che consentono a questi professoroni con falce e martello di avere ancora uno stipendio molto spesso immeritato! Bella coerenza la loro, bella applicazione di un’ideologia che, sconfitta in tutto il mondo, è raffiorata adesso nella cinesizzazione del nostro Paese ad opera dell’avvocatucolo. Bravi, complimenti! Vorrei vedere cosa avrebbero detto costoro se al governo ci fosse stato ancora Salvini e avesse preso provvedimenti del genere. Ah la rivoluzione, la rivoluzione dei comunisti con il Rolex!
Il Covid-19 è il maggiore alleato del governo perché ha coperto le sue malefatte ed i suoi grossolani errori nella gestione del problema, ha fatto passare in secondo piano le bugie e le vane promesse di Conte ed ha impedito che questa banda di incapaci fosse sottoposta al giudizio dei cittadini e cacciata da un potere che non merita e per il quale non è stata eletta da nessuno. Il Movimento Cinque Stelle, dopo lo sciagurato voto del marzo 2018 che gli ha dato la maggioranza, ha applicato su scala nazionale quella vocazione dittatoriale e antidemocratica che ha avuto fin dall’inizio al suo interno, quando chi non si allineava al pensiero unico di Grillo e Casaleggio veniva immediatamente cacciato. E il PD, dopo aver ricevuto insulti e contumelie dai grillini per dieci anni, ha fatto con loro un vergognoso inciucio, partorendo una creatura deforme, cioè un governo di incompetenti che fa disonore ad una nazione civile, come possiamo constatare anche adesso con il caso del disc-jockey Bonafede, di cui non voglio parlare perché meriterebbe un post a parte. Nonostante la manifesta inadeguatezza, la masnada rimane al suo posto perché, come ci dicono con fare paternalistico gli “intellettuali” di sinistra, in un momento così difficile per la salute pubblica bisogna stare tutti uniti e collaborare, non criticare. Così alle imposizioni sovietiche cui siamo stati e siamo sottoposti se ne aggiunge anche un’altra: il divieto di critica, perché chi critica Conte per loro è uno sfascista (con o senza la s?), uno che agisce per biechi interessi di propaganda elettorale. E allora andiamo avanti così, incensiamo ancora l’avvocatucolo, così il virus della povertà e del disordine sociale finirà per mandarci in rovina e farà più vittime del Covid. Ma nulla di buono si può sperare quando con la paura diffusa a bella posta, con le immagini di morte continuamente trasmesse per terrorizzare i cittadini, sono riusciti a togliere alle persone la facoltà di ragionare e hanno portato all’ammasso il loro cervello. Il governo ha così trovato nel virus il più sicuro alleato per poter restare sulle poltrone e continuare a distruggere quel poco di buono che ancora restava intatto nel nostro Paese.

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