Archivi tag: lo Stato

Lo Stato e i cittadini

Il rapporto tra i cittadini e l’organizzazione statale ha fatto versare, fin dall’antica Grecia, i proverbiali fiumi d’inchiostro, perché tutti ne hanno discusso: filosofi, scrittori, sociologi, psicologi ecc., in ogni nazione e in ogni tempo. Nel periodo attuale il problema è sempre vivo e operante in tutto il mondo, a seconda della storia di ciascun Paese e del regime che vi detiene il potere; ma io ritengo che sotto questo profilo l’Italia sia un unicum, o quasi, all’interno dell’Europa, perché tra cittadini e potere politico esiste una distanza, una diffidenza, talvolta persino un’avversione che non si riscontra altrove. In Germania, in Francia, in Inghilterra esiste sì la critica, a volte anche aspra, contro il governo ed i suoi membri, ma c’è comunque un rapporto di reciproca legittimazione tra lo Stato ed il popolo: si può giudicare inadeguato questo o quel politico, ma non le istituzioni statali nella loro essenza, che vengono concepite come necessarie e indispensabili per la vita stessa dei cittadini.
Da noi no. Da noi spesso lo Stato è visto come un nemico dei cittadini: da combattere da parte della criminalità organizzata, alla quale certe popolazioni si affidano più volentieri che alle istituzioni statali; da ingannare da parte di coloro che evadono le tasse e antepongono il proprio vantaggio a quello comune; da criticare sempre e comunque, come vediamo dalla forte avversione che c’è ovunque verso i politici, sempre accusati di essere ladri, disonesti e incapaci qualunque sia il partito o la fazione a cui appartengono. L’antipolitica, così forte da noi come in nessun altro Paese, dimostra in modo lampante l’esistenza di un divario, di un abisso incolmabile tra le persone comuni e gli uomini (e le donne) delle istituzioni.
Quale può essere la ragione di questo insanabile conflitto? Alcuni sostengono che può dipendere in parte dalla nostra storia: essendo stati dominati per secoli da potenze straniere che venivano qua per sfruttarci e derubarci, ciò ha determinato negli italiani un senso di insofferenza per il potere, qualunque esso sia. Personalmente però credo poco a questa motivazione, visto che l’unità d’Italia data da 160 anni a questa parte, un tempo più che sufficiente per cambiare la mentalità delle persone; sarà quindi da vedere se la responsabilità di questo contrasto non dipenda da altro. Si fa presto a dire che gli italiani non hanno il senso dello Stato e pensano al proprio esclusivo piccolo e ignobile interesse personale; ma se questo è vero, non credo che la colpa sia tutta loro, bensì che vada ricercata anche in chi detiene il potere e non se ne mostra degno. Anche De Gasperi, Nenni, Andreotti, Berlinguer ecc., politici della cosiddetta “prima Repubblica”, venivano criticati, ma non credo si potesse dire che fossero incompetenti e incapaci. Si può dire lo stesso di quelli di oggi? Io non avrei mai creduto, fino a una ventina di anni fa, di dover rimpiangere i politici di allora, ma oggi sono costretto a ricredermi, se osservo la vacuità intellettuale di chi ci governa in questo momento.
Ritornando al problema centrale che ho affacciato all’inizio, intendo dire questo: sarà anche vero che gli italiani non hanno il senso dello Stato, ma siamo certi che sia tutta colpa loro? Se lo Stato non si fida dei suoi cittadini e li tratta in modo indegno, come si può pretendere che costoro a loro volta si fidino dello Stato? Gli esempi di ciò che dico sono molti, ma mi limiterò a due. Il primo riguarda lo strapotere della burocrazia, che in Italia è molto più forte e opprimente che in ogni altro paese europeo: in Inghilterra per aprire un negozio bastano pochi giorni, da noi occorrono mesi e anni; in Germania lo Stato finanzia le famiglie bisognose e i soldi arrivano subito nei conti correnti, da noi – quando lo Stato deve dare qualcosa – ci vogliono carte, permessi e concessioni che fanno passare tempi biblici; in altre nazioni, persino in Spagna ed in Grecia che ho potuto visitare personalmente, le opere pubbliche vengono realizzate in poco tempo, da noi vengono spesi miliardi per costruire edifici e opere che poi, per le pastoie burocratiche, restano abbandonate a se stesse per anni o addirittura per sempre. Ma da cosa dipende la burocrazia se non da una totale mancanza di fiducia dello Stato verso i cittadini? Se per darti un permesso ti chiedono decine di carte e di certificati, è perchè lo Stato presume a priori che tu sia un disonesto e che tu voglia avvantaggiarti procurandoti privilegi che altri non hanno e che danneggiano la comunità; e certamente qualche volta questo può essere vero, ma imporre a tutti lo stesso regime significa tagliare le gambe a tutti e ritardare gravemente lo sviluppo sociale ed economico del Paese.
Il secondo esempio riguarda la vicenda attuale del coronavirus, in seguito alla quale siamo stati messi tutti agli arresti domiciliari da un Presidente del Consiglio non eletto da nessuno, con multe e denunce a chiunque osa uscire di casa. A tal proposito si sono riscontrati anche eventi grotteschi di vera ignobile violenza dello Stato contro cittadini inermi, come quei due poveri genitori che ritornavano a Grosseto da Pisa dove avevano sottoposto ad una visita la figlia malata di leucemia e si sono visti multare di 500 euro dalla Polizia Stradale (lo sottolineo!), che non ha creduto alla loro autocertificazione. Quando succedono episodi del genere, quando le cosiddette “forze dell’ordine” tanto esaltate dalla televisione anziché proteggere i cittadini li perseguitano, e anziché arrestare i veri criminali se la prendono con chi fa una passeggiata da solo sulla spiaggia senza contagiare nessuno, non si può pretendere che il cittadino si fidi dello Stato o che lo consideri suo amico. Quando si è oppressi da imposizioni che arrivano dall’alto, da uno stato di polizia che non spende una parola a persuaderti del proprio operato ma te lo impone con la minaccia delle multe e della galera, non può esserci spazio per la fiducia e la simpatia. In altri paesi l’isolamento volto a ridurre il contagio è stato solo consigliato ai cittadini, o comunque non imposto in modo sovietico-cinese come da noi: in Germania e in Inghilterra, tanto per citare due paesi democratici e civili dell’Europa, le persone possono uscire, andare nei parchi e passeggiare, purché non si creino pericolosi assembramenti. Le forze dell’ordine, che sorvegliano, intervengono invitando i cittadini a un certo comportamento, non trattandoli come fossero criminali, che è proprio quello che accade da noi. Anche i carcerati hanno diritto all’ora d’aria, noi no. E allora non chiediamoci più perché da noi carabinieri e polizia ispirino terrore e avversione anziché fiducia, e perché lo Stato non ispiri benevolenza ma antipatia, quando non addirittura indifferenza, che è peggio ancora.

3 commenti

Archiviato in Attualità