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Speranze e propositi per il nuovo anno

Quando, in questo periodo festivo, le persone si rivolgono reciprocamente gli auguri, esprimono la speranza che il nuovo anno sia migliore di quello appena concluso; a me invece basterebbe che non fosse peggiore, visto che l’età avanza e la situazione generale del nostro Paese è tutt’altro che florida. Quel che è più importante, per tutti ma specialmente per coloro che non sono più giovani, è riuscire a mantenere uno stato di salute fisica accettabile, diciamo così, perché ottimale non può esserlo più: dopo i sessant’anni, infatti, cominciano a manifestarsi i primi disturbi, i primi acciacchi come il classico mal di schiena ed altri simili fastidi, per cui ciò che si può sperare non è che le nostre condizioni fisiche migliorino (il che è impossibile),ma solo che non si aggravino troppo. Dire che la salute è il bene più prezioso è una frase banale, lo so, ma è senza dubbio vera, e di ciò ci rendiamo conto sempre più con l’avanzare dell’età.
Un’altra speranza che coltivo per il nuovo anno è che il nostro Paese possa vivere una stagione di tranquillità e di benessere, senza che peggiori il tenore di vita di tutti noi. Ed al proposito c’è da augurarsi che abbiano ragione i sostenitori dell’attuale Governo, che asseriscono di poter fare tutto il bene possibile dei cittadini, ed abbiano invece torto quelli dell’opposizione, i quali vanno affermando che la manovra finanziaria appena approvata porterà povertà e disoccupazione; e ciò io lo spero non per simpatia per il governo, nel quale ho pochissima fiducia visto che è a trazione 5 stelle (e più volte ho detto in questo blog ciò che penso di loro, per cui non voglio ripetermi), ma perché amo il mio Paese ed auspico di poter vivere in una società giusta, dove si faccia carriera con il merito individuale e non con le raccomandazioni, e dove i giovani possano finalmente trovare una sistemazione lavorativa con uno stipendio che consenta loro di condurre una vita dignitosa, come dice la nostra Costituzione, senza che siano obbligati ad andare all’estero per poter mantenersi con le loro forze.
Anno nuovo vita nuova, si dice; ma per chi per me è da poco andato in pensione non si prospettano molti cambiamenti. Oltre a coltivare i miei interessi “pratici”, diciamo così, ho intenzione di continuare a svolgere, finché potrò, un’intensa attività culturale: ho infatti appena terminato di comporre un saggio, pensato e preparato da tanto tempo, sulla malinconia e la depressione nel mondo classico, un lavoro per il quale ho dovuto consultare una gran quantità di testi, sia scientifici che letterari; e adesso vorrei trovare una collocazione a questo saggio, cioè pubblicarlo su una rivista cartacea, perché appartengo alla vecchia generazione e non mi sono perciò ancora abituato ai cosiddetti “e-book” ed alle edizioni soltanto virtuali. A me piace vedere, annusare la carta, alla quale per tanti secoli abbiamo demandato la nostra cultura. Se possibile, nell’anno appena iniziato vorrei trovare anche un editore per la mia storia della letteratura latina, per comporre la quale ho impiegato almeno cinque anni della mia vita. Uscita nel 2009 con l’editore Loffredo di Napoli, con il titolo di “Scientia Litterarum”, questo nuovo e innovativo manuale per i Licei oggi non viene più ristampato a causa del fallimento della casa editrice, la quale oltretutto mi deve anche un bel po’ di denaro come compenso per le vendite già effettuate; ma dei soldi a me è sempre interessato poco e sarei disposto a rinunciarvi del tutto pur di vedere la mia opera in una nuova edizione. M’impegnerò per questo, e nel frattempo coltivo altri progetti ed altre ambizioni, giacché sono convinto che il periodo della pensione non deve equivalere a rilassatezza o indolenza, ché in tal caso diventa davvero l’anticamera della morte; deve invece essere un periodo produttivo, forse anche più dei precedenti, in cui l’attività cerebrale continui a pieno ritmo. Oltre a prevedere altri studi sulle letterature classiche e moderne, che sono il mio specifico campo di competenza, porto con me anche ambizioni letterarie: ho infatti già iniziato a comporre racconti e relazioni sulla mia vita e la mia storia personale, visto che scrivere – a detta di molti e non di me stesso – mi riesce piuttosto bene. Ed infine, come ultima cosa, devo decidere cosa fare di questo mio blog, se continuarlo o chiuderlo sostituendolo con commenti su Facebook. Dopo sette anni (ho cominciato nel febbraio 2012) chiudere definitivamente il blog mi dispiace, ma mi sto accorgendo che mi sottrae energie che potrei dedicare ad altro ed inoltre, cosa da non sottovalutare, il suo seguito su internet è sensibilmente diminuito: dalle 75.000 visite circa del 2017 sono passato nel 2018 ad appena 70.000, con un calo di oltre 5000 visite; i commenti, poi, sono sempre di meno e sempre delle stesse persone, quei pochi che mi seguono da tempo mentre tutti gli altri, pochi o molti che siano, si limitano a leggere senza farmi sapere nulla delle loro opinioni. Forse questo blog è troppo impegnativo per la cultura del “mordi e fuggi” che caratterizza la società odierna, dove si privilegia tutto ciò che è facile e immediato, mentre i miei articoli sono piuttosto lunghi, trattano a volte questioni letterarie e culturali complesse e richiedono una certa attenzione ed impegno intellettuale. Non so se questa è la ragione della scarsa fortuna di questo blog, ma lo sospetto perché vedo che hanno molto più seguito altri diari online che parlano di amori adolescenziali, di moda o di cucina. Per il momento sospendo la decisione, che comunque prenderò a breve. E adesso, ripetendo uno stanco rito, anch’io rivolgo a tutti i miei venticinque (o anche meno) lettori gli auguri di pace e prosperità per il nuovo anno.

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