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Il piccolo ducetto a cinque stelle

Se mai ce ne fosse stato ancora bisogno, in questi giorni tutti i dubbi sulla mancanza assoluta di democrazia e di dialogo all’interno del movimento “cinque stalle” (l’errore è volontario) si sono dissipati: il loro piccolo duce barbuto, il comico Beppe Grillo, ha espulso unilateralmente dal movimento tutti coloro che si erano azzardati ad esprimere idee diverse dalle sue. Questi erano i metodi usati da tutti i tiranni e i dittatori che la storia ci ricorda: umiliare e cacciare chiunque non si allinea al pensiero dominante. Solo che i dittatori e i tiranni avevano comunque una personalità, un carisma, un potere, per quanto gestito in modo ingiusto; ma qui i parlamentari del M5S obbediscono a un istrione che mai ha fatto altri interessi se non i suoi, e che è diventato ricchissimo proprio sfruttando quel sistema politico che adesso dice di voler abbattere. Ha mandato in parlamento una massa di sprovveduti che altro non sanno fare se non urlare, insultare gli altri, assaltare i banchi del governo senza mai costruire nulla, a parte qualche proposta fantascientifica come quella del “reddito di cittadinanza”, che fa ridere solo a sentirla; se infatti adesso criticano Renzi perché non avrebbe le coperture economiche per i 10 miliardi di euro che intende restituire a chi guadagna meno, dove troverebbero loro i soldi per dare uno stipendio a tutti, che verrebbe come la manna dal cielo e che costerebbe minimo 70 miliardi? Mistero. A criticare, a denigrare gli altri siamo tutti capaci, ma la cosa cambia aspetto quando bisogna mettere la faccia su ciò che si dice e si intende fare. Per ordine insindacabile del loro ducetto, del quale sono fedeli esecutori privi di personalità e di volontà propria, i parlamentari del M5S non si mettono mai in gioco, non collaborano con nessuno, sono capaci di dire sempre e soltanto di no, pregiudizialmente, senza neanche mettere alla prova chi sta cercando di fare qualcosa per il paese. E’ questa l’inconcludenza di chi non sa neppure lontanamente cos’è la politica, che è dialogo e collaborazione, non chiusura ermetica in una torre d’avorio dalla quale pontificare senza mai doversi assumere delle responsabilità. E il bello è che chi, anche parzialmente, vorrebbe uscire da questa inconcludenza, viene cacciato appena esprime un’idea anche lontanamente in contrasto con gli ordini perentori di un istrione che, oltretutto, è fuori dal Parlamento perché pregiudicato per omicidio colposo. Bell’esempio di democrazia e di tolleranza! Se queste sono le novità che esprime la politica attuale, siamo costretti a rimpiangere i vecchi politici della prima repubblica, che con tutti i loro difetti sapevano però mettersi in gioco, rispettare gli avversari e soprattutto tollerare il dibattito interno, senza cacciare a pedate chi non esegue servilmente gli ordini del padrone.

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